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se gl’imponesse colla violenza, e assolutamente ricusava di aderire alle domande a lui presentate.

Si sentirono allora molte grida prorompenti dagli ammutinati, e chiaramente esprimenti o ministero democratico, o repubblica!1

Quanto ai civici, tranne il primo battaglione, non vi si recò se non un distaccamento del quarto. Il secondo non si mosse, ad onta delle provocazioni e delle rampogne del principe di Canino; il terzo rimase quasi tutto il giorno in quartiere; così il decimo Campitelli, ed il tredicesimo Trastevere, al quale, si disse, non essere pervenute le informazioni inviate al medesimo dal Quirinale su quanto accadeva.

Alle quattro e mezza circa incominciò la zuffa cogli Svizzeri, nella quale furonvi certamente alcuni feriti da ambe le parti, senza che siasi giammai potuto conoscerne il numero preciso. Sull’incominciamento della medesima sarebbe impossibile dare un preciso ragguaglio. Essi credettero indubitatamente che si volesse assalire il palazzo pontificio, nè le apparenze per certo erano che si stesse colà per difenderlo.

Vidersi i carabinieri scendere in fretta pel clivo delle Tre Cannelle. Essi andavano a munirsi di armi per quindi restituirsi, siccome fecero, sul Quirinale. Non si dimentichi però che i medesimi la sera innanzi eransi affratellati col popolo, e che erano sotto il comando del Galletti. Questa circostanza dice tutto. Molti civici recavansi alla spicciolata sul Quirinale, animati da rette intenzioni, e credendo che si trattasse di difendere il pontefice e ristabilir la pace in città. Ma l’eran sogni e chimere. La rivoluzione dominava completamente.

Ad una porta del palazzo sulla via di porta Pia appiccavasi il fuoco2. Le barricate incominciavano a eri-

  1. Vedi il vol. VII Documenti, n. 37.
  2. Vedi La rivoluzione romana al giudizio degl’imparziali, Firenze 1850, pag. 143.