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gersi,1 e dal campanile di san Carlino un colpo di moschetto lasciato da un ex legionario, uccideva il dotto monsignor Palma, onore del clero romano per dottrina e soavità di costumi.

Ed affinchè possano i nostri lettori farsi una giusta idea di quanto acciechi lo spirito di parte i suoi settatori, sentano come si parla di monsignor Palma in una relazione di quel tempo, di tale che sarebbe vergogna il nominare. Detta relazione porta per titolo: Un papa senza maschera, e dice così:

«E quel che sia capace di compiere la casta sacro-profana dei preti, lo vedemmo il 16 novembre a Monte Cavallo. Monsignor Palma, trascurando l’irregolarità, nella quale incorre chi sparga sangue umano, peggio che croato, mitragliava con arme da fuoco il popolo inerme, appiattandosi come scimmia dietro il parapetto per caricare, e sol rendendosi visibile allo scagliar del colpo; ma fu spento, e Pio ne pianse, perchè in lui perdeva e amico e consigliero2

Il pontefice intanto, contorniate dagli ambasciatori e ministri esteri, cioè

1.° dal duca d’Harcourt per Francia,
2.° dal signor Martinez de la Rosa per Spagna,
3.° dal signor de Bouteneff per la Russia,
4.° dal conte Spaur per la Baviera,
5.° dal barope da Venda da Cruz pel Portogallo,
6.° dal conte de Liedekerke-Beauffort per l’Olanda,
7.° dal marchese Pareto per la Sardegna,
8.° dal cavalier de Figueiredo pel Brasile,
9.° dai cavalier de Mèester de Ravestein pel Belgio,
     10.° dal barone Canitz e Dallwitz per la Prussia,
  1. Vedi il Don Pirlone, n. 67.
  2. Vedi Un papa senza maschera, nel vol. VIII delle Miscellanee, n. 20.