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segnale, non mancaron di molti che criticarono per questo fatto il pontefice dicendo che: la insolita chiamata, e l& imponenza del numero accorso, meritar dovevano qualche cosa di più serio, e di più importante di una semplice benedizione; e che per sì poco non valeva la pena di disagiare tanta gente. E quindi più male che bene, secondo essi, partorirono l’appello generoso, le parole benevole, e il fiducioso abbandono del pontefice in quel corpo armato, che per gli esempi della storia ben poco o nulla in difesa del trono e dell’ordine erasi chiarito fino allora, e si chiarì in appresso. Ma di ciò basti e proseguiamo nel raoconto delle cose accadute.

Il giorno 21 di febbraio il consiglio comunale decretò un prestito di scudi dugento mila per la erezione di piccole case ad uso della classe, indigente, includendovi altresì un monumento in onore del sommo pontefice.1 Formaronsi a tal effetto tante azioni fruttifere, s’incassò la prima rata, s’incominciaron dopo ad erigere varie case a san Crisogono in Trastevere: ma in seguito accaduti gli avvenimenti che tutto sconvolsero, sparito il municipio iniziatore del progetto e con lui le sollecitudini filantropiche, non si parlò più delle case e del monumento, e così svanì in breve il salutare progetto.

Il giorno 22 monsignor Domenico Giraud venne nominato delegato apostolico in Fermo.2

Affinchè possa conoscersi fino a qual punto giungesse il delirio dei giovani che la volevano far da maestri, e quanto si fosse lungi in Roma dalle idee di libertà (comechè si udisse sempre invocarla), diremo che la sera del 24 febbraio venne arso dalla scolaresca dell’università sulla piazza di sant’Andrea della Valle il libro dell’abate Vincenzi, professore dell’università romana, intitolato Pen-

  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 26 febbraio 1848. — Vedi il vol. IV, dei Documenti num. 40 A.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma del 26 febbraio 1848.