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ceppi, soli gl’Italiani pugneran contro gl’Italiani, in pro d’un tiranno, e per far serva la patria? Italiani, non istate più in forse; siate Italiani. E voi spezialmente, guerrieri dell’esercito italico, pensate che in poter vostro è il compimento di questa grand’opera. Non vi si dimanda già che a noi venghiate, ma che valer voi facciate i diritti vostri, e che siate liberi. Chiamateci anzi, e noi accorreremo. Congiunte allor le forze nostre, faran si che l’Italia ciò divenga che ella già fu ne’ suoi migliori tempi, e ciò che al presente è ancor la Spagna.

» In Livorno, a’14 di marzo 1814.


» G. Bentinck, comandante principale

» dell’esercito britanno1



Le idee intanto di nazionalità, di unione e d’indipendenza, incominciate a germogliare nel secolo passato in seguito sopratutto della francese rivoluzione, avevan sempre guadagnato terreno, e contavano molti seguaci fra gli officiali dell’armata italiana. Oltre a ciò molti dei professanti tali opinioni eransi stretti pur anco in fratellanze segrete; e per segni convenzionali, e per indizi di setta, fra loro intendevansi e riconoscevansi.

La esistenza di così fatti elementi suggerì nel 1815 a Gioachino Murat la idea di farai re d’Italia. Esso appoggiossi precipuamente sulla setta dei carbonari ch’erasi formata nelle Calabrie durante la dominazione francese, e che mirando al discacciamento degli esteri dal suolo italico, professava il principio, in un colla indipendenza, della unità e nazionalità italiana. Contò esso nella sua intrapresa di essere secondato da tutti i partigiani di queste idee sparsi in Italia. Abbiamo un documento di questa

  1. Vedi Angeloni, opera citata, vol. I, pag. 39. — Vedi Coppi, Annali d’Italia dal 1750, tomo VI, pag. 56. — Vedi Colletta, Storia del reame di Napoli dal 1784 sino al 1825, tomo III, libro VII, pag. 64. — Vedi Botta, Storia d’Italia dal 1739 al 1814, libro XXVII, pagina 549. Italia 1824.