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della rivoluzione di roma | 153 |
ceppi, soli gl’Italiani pugneran contro gl’Italiani, in pro d’un tiranno, e per far serva la patria? Italiani, non istate più in forse; siate Italiani. E voi spezialmente, guerrieri dell’esercito italico, pensate che in poter vostro è il compimento di questa grand’opera. Non vi si dimanda già che a noi venghiate, ma che valer voi facciate i diritti vostri, e che siate liberi. Chiamateci anzi, e noi accorreremo. Congiunte allor le forze nostre, faran si che l’Italia ciò divenga che ella già fu ne’ suoi migliori tempi, e ciò che al presente è ancor la Spagna.
- » In Livorno, a’14 di marzo 1814.
» G. Bentinck, comandante principale » dell’esercito britanno .» 1 |
Le idee intanto di nazionalità, di unione e d’indipendenza, incominciate a germogliare nel secolo passato in seguito sopratutto della francese rivoluzione, avevan sempre guadagnato terreno, e contavano molti seguaci fra gli officiali dell’armata italiana. Oltre a ciò molti dei professanti tali opinioni eransi stretti pur anco in fratellanze segrete; e per segni convenzionali, e per indizi di setta, fra loro intendevansi e riconoscevansi.
La esistenza di così fatti elementi suggerì nel 1815 a Gioachino Murat la idea di farai re d’Italia. Esso appoggiossi precipuamente sulla setta dei carbonari ch’erasi formata nelle Calabrie durante la dominazione francese, e che mirando al discacciamento degli esteri dal suolo italico, professava il principio, in un colla indipendenza, della unità e nazionalità italiana. Contò esso nella sua intrapresa di essere secondato da tutti i partigiani di queste idee sparsi in Italia. Abbiamo un documento di questa