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Dacché Modena cadde fin dal 1288 sotto la famiglia D'Este, figurò fra le importanti città d'Italia, e non crediamo quindi che possa essere nel genio de' suoi abitanti di scomparire dalla scena dei vari stati italiani, per servire alle viste di ingrandimento di una dinastia che a rigore neppure può dirsi italiana.

Enumereremo talune città dello stato pontificio le quali avendo figurato nei secoli scorsi e sfolgoreggiato per luce propria, non sappiamo se sentirebbonsi vogliose di vivere all'ombra di un regno di recente erezione, qual è il Piemonte. Scegliamo fra queste Bologna, Ravenna e Ferrara.

Bologna soprannominata la dotta, non dimentica al certo la sua antichissima università, le sue scuole di pittura, specialmente sotto i Caracci, i suoi portici, il suo Istituto, la sua Certosa, ch'è il più magnifico campo santo che sia in Italia: rammentasi che fra le sue mura fu conclusa la pace fra Carlo V e Clemente VII, e che perfin vi si tennero alcune sessioni del concilio di Trento. Celebri sono nella storia bolognese le famiglie dei Lambertazzi e de' Geremei, non che quelle dei Pepoli, de’ Gozzadini, dei Bentivoglio, dei Bevilacqua, de’ Malvezzi, dei Marescotti ed altre molte. Donò alla santa sede moltissimi cardinali e molti papi; fra questi noi non citeremo che Benedetto XIV, fra quelli il prodigioso poliglotto cardinale Mezzofante. Amò sempre la cultura e la libertà; fu celebre pel suo senato: e da tutti questi preliminari non crederemmo possibile di vederla tranquillamente assoggettata ai dettati di un pretore alpigiano che applaudito forse oggi, verrebbe domani schernito.

E Ferrara potrà credersi che fosse immemore della corte degli Estensi, la quale rifulse di tanto splendore di civiltà nel medio evo? E non è ad essa corte la gloria di aver dato all'Italia l’Orlando furioso, poema che può rivaleggiare coll'Iliade di Omero? E non visse all'ombra della corte estense quell' altro miracolo di poeta che fu Torquato Tasso? E Ferrara pure ci dette il dotto scrit-