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236 | storia |
democratico agli Orti farnesiani. Non sappiamo quanti vi concorressero. Ci sono restati però i documenti così di up inno che vi fu recitato da un tal Teobaldo Ciconi, come di un discorso pronunziatovi. Questo è sottoscritto dal dottore P. G., ed eccone alcune parole:
«Sudditi e plebe, ed ogni distinzione inonorevole svaniscono al cospetto di Dio: innanzi a Lui non v’ha che l’uomo, solo signore di se stesso. Esso di diritto dà e toglie il comando a chi vuole, e nei suoi governanti non ravvisa che i semplici depositari del poter suo, e gli esecutori fedeli delle sue giuste volontà.»
Contiene il detto discorso una tiritera contro i re e e i sacerdoti, e vi si professa la deificazione dell’uomo. Non varrebbe la pena di farne menzione, se non fosse la necessità di far conoscere mediante questi piccoli episodi lo spirito che animava i sostenitori di Roma repubblicana.1
Quanto all’inno che recitovvi quel tale Teobaldo Ciconi noi, non già perchè ne valga il pregio, ma per far meglio giudicare di que’ tempi, crediamo di trascriverlo in Sommario.2
Quindi proseguendo diremo che l’incaricato della repubblica di Venezia G. B. Castellani, avendo saputo che in Roma era installato un comitato per opera dell’abate Rambaldi (che per intenderci, è quello del cavallo di Marco Aurelio) onde raccoglier danaro per Venezia, emise il 17 una diffidazione, e la fece inserire nell’Epoca.3 Il comitato esecutivo appoggiò il Castellani, proibendo le questue per detto oggetto, in seguito di che lo stesso Castellani nominò una commissione centrale incaricata a quest’uopo.4
Lo stesso giorno un tal Zagari emise, in nome di tutti i Siciliani esistenti in Roma, un avviso o diffidazione o protesta contro il generale Antonini, quello stesso che