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contro il dissentimento dei suoi colleghi ministeriali, o all’insaputa del re granatiero. Questa innocente credulità ci muove veramente le risa!»

Lo stesso giorno poi decretava scherzevolmente il giornale anzidetto che il nome di Gioberti venisse abolito dalla strada che lo aveva assunto, e che venissele restituito quello di via Borgognona.1

In mezzo a queste fanciullaggini che caratterizzano l’epoca di cui ci forza parlare, in Toscana le cose volgevano sempre al peggio, la confusione ed il mal contento erano al loro colmo, checchè si dicesse o scrivesse per rappresentare il contrario. Già in Firenze fin dal 22 vi erano stati alcuni moti di riazione in favore del gran duca, ed in Livorno viceversa erasi proclamata la repubblica.2 Intanto il gran duca giungeva a Gaeta il giorno 23.3

Con tutto ciò i repubblicani romani glorificavansi del loro trionfo; credevano o almeno ostentavan di credere la repubblica loro si bene consolidata, da non dover temere assalti stranieri. Di chi poi parlava loro d’intervento armato si facevan le beffe. E il sa l’avvocato Borgatti che come ci racconta il Farini4 dovette ammutolirsi per timore, quando osò parlarne con qualcuno di quelli cui non garbava.

Ma i repubblicani romani contavano precipuamente sulla repubblica sorella di Francia; e per festeggiarne l’anniversario, la sera del 24 fecero illuminare il Campidoglio.5 E una deputazione del circolo popolare si recò nel giorno per presentare le sue felicitazioni alla ambasciata, ma non le riusci di parlare con alcuno della legazione; il che in buoni termini significa che la non si volle ricevere, e con

  1. Vedi la Pallade, quarta pagina, n. 481.
  2. Vedi l’Epoca del 25, pag. 1116.
  3. Vedi detta del 27.
  4. Vedi Farini, vol. III, pag. 199.
  5. Vedi Monitore del 25, pag. 108.