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questo si ebbe una prova che le due sorelle non andavan troppo d’accordo.1

Certamente che i rapporti della repubblica romana in via officiale non avrebber potuto presentarsi sotto un aspetto più meschino e scoraggiante, perchè niun personaggio in Roma per parte delle potenze estere degnavasi abboccarsi co’ suoi rappresentanti. Nè i suoi inviati in estere contrade avevan l’onore se non di essere ascoltati, almeno di essere ricevuti. In prova di che rammenteremo che il governo piemontese sul semplice annunzio della convocazione della Costituente in Roma, oltre al non aver mai voluto riconoscere i due inviati da Roma Pinto e Spini come rappresentanti il governo romano, mandò loro i passaporti affinchè se la svignassero da Torino.2

Non ostante ciò il ministro degli esteri, previa approvazione del comitato esecutivo, nominava fino dal 23 febbraio il cittadino dottore Pietro Maestri suo inviato straordinario presso il governo toscano, ed il cittadino colonnello Nicola Fabrizi inviato egualmente presso il governo veneto. Sul ricevimento di questi due rappresentanti almeno non era a dubitare.3

Il carnevale ch’ebbe luogo in Roma durante la repubblica, se non fu dei più brillanti per numero di gente, fu brillante abbastanza per la gaiezza che vi prevalse e per l’ordine che vi si mantenne. Una gran parte però del mezzo ceto e quasi tutta l’aristocrazia si astennero dal prendervi parte.

Chiuderemo il presente capitolo con una lettera che il gran direttore del movimento romano Giuseppe Mazzini dirigeva da Firenze al presidente dell’assemblea costituente il 25 febbraio, e che sul finire del mese già conoscevasi in

  1. Vedi il Costituzionale, pag. 100.
  2. Vedi Sommario storico ec., vol. I, pag. 388.
  3. Vedi Monitore del 23, pag. 102.