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In Roma poi giungevano il 13 carcerati monsignor Vespignani vescovo di Orvieto ed il suo segretario.1

Continuando, diremo che la sera del 10 si rappresentò nel teatro Argentina la cacciata dei Tedeschi da Bologna, dramma di occasione, scritto da un Bellegambi fiorentino. La prima attrice Luigia de Ricci, terminato il dramma, declamò una poesia del giovane Bordiga diretta alle donne della repubblica romana. Possono immaginarsi gli applausi all’uno e all’altra.2 E al teatro Metastasio la sera del 15 altra poesia si recitò dall’attrice Orsola Panichi dello stesso Bordiga intitolata: Morte ai tiranni.3

Quanto al prestito forzoso, di cui abbiam varie volte parlato, sembra che ad onta degli eccitamenti, delle proroghe, e delle raccomandazioni, pochi obbedissero all’invito, perchè il Monitore dell’11 in un articolo di fondo emetteva lamenti su questo proposito.

Ecco un brano di quell’articolo:

«Siam presso al termine della dilazione accordata dal governo della repubblica a’ tassati del prestito. Posta nella necessità, e quindi nel dovere di provvedere alla salute pubblica, l’assemblea votò questo prestito, e lo qualificò per forzoso. Nella urgenza che la premeva, la patria ricorse a’ più ricchi ed agiati, agli uomini di più elevate fortune; ma per rispettare anche nell’attuale gravità delle circostanze la nuova libertà che bandiva, volle porre in certo modo alla prova, non dirò la generosità, ma la carità de’ suoi figli, sperando che sarebbero venuti spontanei all’offerta, senz’aspettare le misure che il pericolo comune renderà necessarie.

» Pochi, forza è dirlo, risposero a questa nobile fiducia. Gli uomini, dopo tanti secoli di despotismo si sono fatti ritrosi a questi slanci di carità patriottica: egoisti e indolenti, aspettano il comando, e non curano la pre-

  1. Vedi la Pallade, n. 494.
  2. Vedi detta, n. 492.
  3. Vedi detta, n. 493 e 497.