Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/289

Da Wikisource.

della rivoluzione di roma 285

5.° l’ordine forzoso di aderire alla repubblica. Diciamo forzoso, perchè poneva i poveri padri di famiglia nell’alternativa o di aderire, o di morirsi di fame.

6.° Le requisizioni di cavalli.

7.° Le requisizioni delle campane, iniziate col dar fuoco alla porta di una casa religiosa.

8.° Le vessazioni investigatone della polizia, spinte al punto di violare il segreto sacrosanto delle lettere.

9.° Le visite domiciliari, gl’insulti, e le minaccie, come ne dieron saggio contro il parroco di san Giovanni in Laterano, ed i padri Cistercensi di santa Croce in Gerusalemme.

10.° Gli arresti di vescovi e cardinali, fra i quali monsignor Vespignani ed il Cardinal De Angelis ce ne somministrano subito un esempio.

Nè crediamo che fosse un saggio di patriottismo o di attaccamento al governo il vedere che non si riusciva di rinvenire quasi in un mese ed in tutto lo stato quella somma che per confessione del governo stesso fu in un sol giorno riunita in Ferrara.

Che se a tutto questo vogliasi aggiungere l’allontanamento della corte e dei grandi, lo scarsissimo numero dei forestieri rimasti, l’essersi ridotti i cittadini di Roma a non ispendere che il puro necessario per vivere, si riconoscerà in quale stato miserevole Roma fosse ridotta.

Tutte queste cose però conoscevansi più o meno esattamente dagli esteri governi, ed appunto per sollevare Roma dall’incubo che l’opprimeva, venivansi maturando le pratiche per l’intervento cumulativo di varie potenze cattoliche.

Non era peraltro sì agevole il combinarlo, perchè alia fin fine i principi rivoluzionari eran dappertutto. Erano stati compressi è vero, ma la lor compressione era troppo recente.

La rivoluzione socialistica di Parigi era stata affogata nel sangue il giugno decorso; due volte fu nel sangue