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e sensate vi avevano ancora un qualche predominio, e si ricordino i nostri lettori che la protesta e rinunzia dei tre deputati bolognesi in Roma fu semplicemente emessa il 22, ma in Bologna fu pubblicata in foglio atlantico il giorno 25 ed inserita in quella gazzetta il giorno 27.1

La condizione di Roma viceversa era delle più anormali e imbarazzanti: perchè fosse pure che il pontefice nel partire da Roma avesse chiamato ministro il Galletti e fatto menzione dei ministero, tutte queste cose venivan distrutte dalla dichiarazione emessa avanti i rappresentanti di tutte le potenze delle violenze patite (fra le quali vi era pur quella dello avergli imposto un ministero) e della sua risoluzione di non partecipare agli atti che avrebbe emanati. Il fatto stesso della sua partenza rendeva nullo quel ministero che esser, non poteva se non l’esecutore delle sue volontà, e che in fine non poteva agire se non in unione e col beneplacito dei suo sovrano. Le quali cose mancando al ministero in discorso, l’era come se non avesse esistito.

Dall’altra parte un ministero ed un governo erano necessari onde preservare il paese dall’anarchia completa, e quindi niun altro in quel momento avrebbe potuto rispondere allo scopo se non che quello esistente.

La commissione governativa nominata a Gaeta avesse pure accettato, che poteva mai fare? Eran le cose giunte a tal punto, che la prima difficoltà era quella di far conoscere la nomina sovrana.

La popolazione poi era talmente forviata o atterrita, che niuno avrebbe osato affiggere un atto del pontefice, o affisso, cento mani all’istante tel laceravano sotto gli occhi. E chi avrebbe osato di obbedire ad ordini emanati dalla Giunta in quel momento? L’antagonismo era troppo grande, e convien credere che il Santo Padre fosse in inganno e non avesse una idea esatta nè sul vero stato di Roma, nè sul sopravvento che aveva acquistato la rivo-

  1. Vedi i Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, n. 18. — Vedi la Gazzetta di Bologna del 27 novembre.