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della rivoluzione di roma | 353 |
ebbe dai repubblicani più larghe mercedi di quelle che da un governo regolare avrebbe potuto sperare. E così si vennero a traforare in buona parte anche nel basso popolo le idee repubblicane.
La sera del venerdi santo 6 aprile si volle dare lo spettacolo della croce illuminata nella chiesa di san Pietro facendo di se quanto bella, altrettanto desiderata mostra; poichè fin dal pontificato di Leone XII erasi dimesso l’uso d’illuminarla, si disse in allora, a preservazione di scandali.1
Il Costituzionale pubblicò sulla esibizione della croce un articolo col quale qualificava di scandalosa la riunione ch’ebbe luogo in san Pietro la sera del venerdì santo. Ciò gli valse più tardi lo sdegno del circolo popolare e la sua sospensione.2
Riassumendo ora la narrazione delle disposizioni governative, diremo che con decreto del 4 aprile il locale del sant’Uffizio destinavasi ad abitazioni di famiglie, ed una commissione veniva eletta in seguito per disporre delle dette abitazioni.3
Il giorno 6 si decretava la emissione di nuovi boni della repubblica per la somma di sc. 251,595 frutti risparmiati mediante la estinzione dei boni del tesoro i quali come dicemmo a suo luogo eran fruttiferi del 3,60 per cento ed anno.4
Pubblicò su questo argomento Paolo Mazio che fu uno dei più benemeriti scrittori della Bilancia nell’anno 1847, un opuscolo in cui sosteneva che il governo rivoluzionario non annullò già assolutamente i frutti che i boni del tesoro pontificio generavano. Il governo, secondo il Mazio, gli annullò sotto la ragion di frutti, ma non così sotto quella di valore nominale circolante e progressivo: atteso che avendo calcolato i frutti che risparmiavansi in base dei tempi delle singole ammortizzazioni de’ boni e del ritardo di un mese