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della rivoluzione di roma | 37 |
ministero per chiedere la Costituente.1 Ma il ministero rispondeva il giorno seguente 18, con atto riportato nella Gazzetta di Roma del detto giorno, non essere di sua competenza la proclamazione della Costituente, ma sì bene dei due Consigli legislativi.2 A noi sembra non doversi passare, senza rifletterci, sopra alla circostanza che mentre la parte colta di Roma non chiedeva la Costituente, la chiedesse la parte illetterata ch’erano i lavoranti di Torre di Quinto; e che mentre i Romani che sapevan leggere i libri e trattare la penna non sapessero per la massima parte che cosa fosse questa Costituente, ne implorassero il beneficio gli uomini avvezzi a trattare la vanga e la marra. Si sarebbe portati a credere che i lavoranti, in luogo di lavorar la terra, avessero preso da Sterbini e Ciccruacchio lezioni di legislazione e di diritto pubblico. Il Consiglio dei ministri disapprovò per altro con un proclama siffatta dimostrazione come illegale, dovendo l’oggetto in questione esser deciso dalle Camere.3 E così, col rimandarsela da Erode a Pilato, non si trovava chi volesse assumere la tanto desiderata proclamazione.
Ed allora fu che volendo profittare delle disposizioni in cui era la civica di agire contro i sussurroni, se ne tirò partito, e si escogitò quella riunione famosa di tutta la guardia civica per la sera del 19 decembre nello scopo unico e solo (come dicevasi) di scacciare i perturbatori della pubblica quiete. Questa riunione invece si rivolse a totale profitto della rivoluzione, e costituì la più solenne corbellatura che ricevessero i Romani dagli abilissimi promotori del movimento. Nè crediamo che possano prendere ciò in mala parte, perchè l’è cosa talmente pubblica e notoria, da non soffrire eccezione veruna. Manca soltanto che i Romani stessi conoscati bene come passaronsi le cose, e questo lo di-