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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/429

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reazione discoperto e sventato dal governo, non avrebbe dovuto giammai compromettersi coll’intervenire ad una riunione armata il cui scopo quello si era di fare atto di adesione alla repubblica. Questo incidente rimase occulto e misterioso. Il giornalismo non ne parlò affatto.

In detto giorno ebbe luogo altresì la rivista della truppa di linea sulla piazza di san Pietro.[1]

E mentre i Francesi col loro sbarco a Civitavecchia apparecchiavansi ad assalire Roma, il battaglione lombardo vi giungeva, secondo il Vaillant, il giorno 28.[2] La Speranza dell’epoca però registrò detto arrivo sotto il giorno 29,[3] e così fu, come ci racconta il conte Dandolo che ci dette la storia della legione lombarda.[4]

Reputiamo interessantissimo il racconto che fa il Dandolo della venuta in Roma della legione, tanto per l’intelligenza della storia, quanto per far conoscere i sentimenti che animavano quell’onorato corpo militare. Eccolo:


«CAPITOLO III.


» Roma.


» Qual avvenire ci si preparava entrando nello Stato romano? Noi non sapevamo affatto immaginarlo. Della spedizione francese non avevamo ancora notizia sicura, e certo nessuno di noi sapeva allora prevedere quel miserando conflitto che poi ha fatto meravigliare i più accorti. I più fra noi avevano pochissima simpatia per quel governo alla cui testa era Mazzini, e motivi tutt’altro che politici ci avevano indotti ad abbandonare il Pie-

  1. Vedi il Monitore, pag. 392.
  2. Vedi l’opera del generale Vaillant, intitolata: Le Siege de Rome, en 1849, par l’armée française ec. Paris, 1851 pag. 6.
  3. Vedi la Speranza dell’epoca, n. 90.
  4. Vedi Dandolo, I volontari ed i bersaglieri lombardi ec., pag. 166.