Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/471

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fu pagato se non quando le armi erano state spedite, furono gli Armellini assoluti dalla querela, liberati dalle molestie, e ritirato il sequestro a loro carico.1

In Roma intanto in cui, come dicemmo, non era nè morte nè vita, temevasi sempre da un momento all’altro per sorpresa l’attacco dei Francesi. I Francesi per verità non pensavano a questo, perchè veduta la resistenza di Roma, e riconosciuto che maggiore avrebber potuto incontrarla stante i sussidi che a Roma da tutte le parti d’Italia giungevano, attendevano invece rinforzi d’uomini e artiglierie d’assedio.

Ma la commissione delle barricate non si ristava per questo dal rafforzare i mezzi e gli espedienti di difesa in guisa, che accadendo un assalto improvviso, ritrovato avesser gli assalitori in ogni punto la resistenza e la morte.

Citeremo a tale effetto gli atti che emise nella prima quindicina di maggio.

Ordinava con atto pubblico del 1° che tutte le vetture e gli omnibus stesser pronti sulle piazze.2

Ed il 2 emetteva un proclama sui danni presuntivamente fatti dal generale Oudinot il 30. Eccone il principio:

«Il generale Oudinot aveva promesso di pagare tutti, e tutto in contante. Bene; paghi se può gli arazzi di Raffaello traforati dal piombo francese, paghi i danni, no i danni, l’insulto lanciato a Michelangelo.»3

Ordinava il 2 che al momento dell’allarme tutti gli armati recassersi ai centri che designava, e commetteva pure le barricate mobili, per opporre qualunque improvvisata ed eventuale resistenza,4 ed i triboli di ferro.5


  1. Vedi Documenti, n. 58, vol. IX.
  2. Vedi il Monitore, pag. 403.
  3. Vedi detto, pag. 405.
  4. Vedi detto, pag. 409 e 412.
  5. Vedi detto, pag. 412.