Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/504

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Terminavano le dette istruzioni come segue:

«Non ho bisogno di raccomandarvi che tenghiate col Generale Oudinot rapporti intimi e fiduciosi, assolutamente necessari al buon successo della impresa alla quale voi siete chiamati a concorrere insieme.



Lo stesso ministro poi inviava il 10 maggio al generale Oudinot un dispaccio telegrafico così concepito:

«Fate dire ai Romani che non ci vogliamo congiungere coi Napoletani contro di loro. Andate negoziando nel senso delle vostre dichiarazioni. Vi s’inviano rinforzi, attendeteli. Cercate di entrare in Roma, d’accordo con gli abitanti, o, se siete forzato di attaccare, che ciò sia con la probabilità di successi i più positivi.»1

Ora che abbiam fatto conoscere le istruzioni ricevute dal Lesseps, istruzioni che costituiscono il mandato da lui ricevuto, per metterei a portata di giudicare se quelle si attenne, ovvero se ne allontanò, incominciamo a narrare ciò che fece dal momento del suo arrivo in Roma.

Come già dicemmo nel capitolo precedente, egli vi giunse in compagnia dello Accursi:2 questo peraltro vien taciuto dal Lesseps il quale parla in vece del suo esservi giunto in compagnia del signor de la Tour d’Auvergne.

La prima impressione subíta dal Lesseps fu quella che Roma era sul piede di decisa resistenza, e ne scrisse in proposito al generale Oudinot.3

L’armistizio convenuto coll’Oudinot fu portato in cognizione del pubblico il giorno 17 soltanto.4


  1. Vedi Lesseps, Ma mission ec., pag. 25.
  2. Vedi D’Ambrosio, Relazione della campagna mililare fatta dal corpo napolitano negli stati della Chiesa l’anno 1849, nelle Miscellance, vol. XXI, n. 6, pag. 31.
  3. Vedi Lesseps, op. cit., pag. 25.
  4. Vedi Monitore, pag. 169. — Vedi Documenti, vol. IX, n. 67.