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Così giudicando degli sforzi supremi che operaronsi dai repubblicani italiani nell’ultima settimana di giugno in Roma, sarebbesi potuto concludere ch’eglino si sentivan rinvigoriti di forze e di coraggio per guisa che non già l’ultimo fine, ma dovesse approssimarsi per loro il desiderato trionfo.

La narrazione di questa lotta suprema e delle cose occorse in sì breve periodo di tempo, che noi protrarremo fino al 3 luglio, giorno in cui i Francesi fecero in Roma il loro ingresso formale, sarà il soggetto del presente capitolo.

Incominciando dalle operazioni dell’assedio, risulta dal giornale del Vaillant e da altre memorie che abbiamo, avere i Francesi nella notte dal 22 al 23 aperto altre comunicazioni dall’esterno della cinta con le brecce, essersi stabiliti più solidamente nel bastione 6 e nel casino Barberini, ed avere aperto un nuovo cammino, sboccando da villa Corsini, verso la casa Giacometti.1

In quella stessa notte s’incominciò dai Francesi sulla breccia della cortina (6-7) la costruzione della batteria n° 11 che armossi poi di due cannoni da 24 e due da 16. Speravano di poter battere così vantaggiosamente una parte del recinto Aureliano e soprattutto l’altura di san Pietro in Montorio, i cui fuochi rendevan molestissima la occupazione de’ bastioni.2

I Romani dal canto loro smascherarono il 23 una nuova batteria sul recinto Aureliano (vascone di villa Spada), ed abbandonarono la posizione avanti sant’Alessio per prenderne un’altra ne’ giardini dietro quella chiesa, donde inquietavan molto i Francesi. Molestati per contrario i Romani dalla moschetteria, trasportarono i cannoni della batteria di villa Spada dietro il fianco diritto del bastione 8.3


  1. Vedi Vaillant, pag. 109. — Atlante generale dell’assedio ec., pag. 4.
  2. Vedi Vaillant, pag. 111.
  3. Vedi detto, pag. 112. — Atlante generale dell’assedio ec., pag. 4.