Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/700

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in pubblico, e che in privato o nel fondo del cuore si ripudiano. Diciamo bensì che non v’era bisogno alcuno di promettere una cosa se non si aveva la intenzione o non si aveva acquistato la certezza di poterla concedere. La promessa è rimasta registrata negli atti pubblici, la giustificazione del non averla mantenuta ancora si attende. E tanto più doveva sfuggirsi dal generale Oudinot il caso di una promessa non osservata, perchè era ancor fresca la memoria dell’altra di non attaccare Roma prima del 4 di giugno, mentre in fatto l’attaccò il 3: e questa è storia che abbiamo già a suo luogo e tempo narrato.

Ben trista però era la condizione di Roma in quei disastrosi momenti, perchè come suole accadere in tutte le rivoluzioni o restaurazioni incipienti, molti lavoranti mancavan del pane. Ciò suggerì l’idea a vari soldati francesi di aprire una sottoscrizione per raccoglier danaro affine di aiutare gli abitanti del Trastevere, con che peraltro il sussidio avesse il suo correspettivo nel prestare eglino la loro opera a distruggere le barricate tuttora esistenti nella città. Questa determinazione venne significata l’8 luglio alla magistratura di Roma dal generale Oudinot.1

Fu poi soggetto di discussione fra i capi del governo, che in quel momento poteva dirsi acefalo, se ed in qual modo potesse decretarsi la sparizione degli stemmi repubblicani. Il decreto a ciò relativo che si affisse al pubblico era espresso come segue:

«La bandiera e gli stemmi d’un governo che ha cessato la sua esistenza, come pure il berretto rosso, insegne d’anarchia e di terrore, spariranno nelle 24 ore.

» I comandanti de’ vari corpi stanziati ne’ rioni di Roma sono incaricati dell’esecuzione del presente Decreto.

» Roma li 8 luglio 1849.

» Il Generale in Capo
» Oudinot de Reggio»2



  1. Vedi Raccolta ec., pag. 10.
  2. Vedi detta, pag. 11.