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a contribuire a questo nuovo piano d’educazione italiana.»1

E più sotto:

«Ma per formarsi un giusto criterio del Giornale il Conciliatore, il meno che occorra è leggere il Giornale stesso: bisogna penetrare lo scopo di quella società e conoscere gli uomini che la componevano. Quella società intendeva educare, o al meno preparare una nuova generazione di autori, intendeva fondare una scuola logica di libertà. Il governo austriaco la chiamò congiura; ed è verissimo, che in un certo senso, ogni onesto sforzo di miglioramento sociale è congiura dei buoni contro i cattivi, congiura che il Vangelo ordì contro tutti gli errori, tutti i pregiudizi e tutte le iniquità.»2

Se dunque conoscevasi così chiaramente da chi è alla cima degli affari che questo piano esisteva; che per formare la rivoluzione erasi da lunga mano statuito d’impossessarsi della educazione della gioventù; che perciò opere, opuscoli, giornali e produzioni teatrali, tutto dovea rivolgersi a questo scopo, e perchè non mettersi in guardia e ripararvi a tempo?

Questa nostra dissertazione sui danni che cagionarono precipuamente le produzioni teatrali dal 1819 in qua (e l’epoca ci viene indicata dal Maroncelli stesso) tende a provare, giusta il nostro scopo, che anche il teatro contribuì possentemente a trasformare il morale di una parte della nostra gioventù che il movimento del 1846, 1847, e 1848 trovò matura.

E che non dovrem dire per battere e balestrare acerbamente la tolleranza imbecille e la diffusione di quella peste di romanzi venutici dall’estero, atti solo a staccare la gioventù dalle dolcezze della famiglia per trascinarla in braccio o di un agghiacciante sentimentalismo o di una sconfor-

  1. Vedi Silvio Pellico Le mie prigioni, memorie, colle addizioni di Piero Maroncelli. Firenze, 1859, pag. 213.
  2. Vedi detto, pag. 220.