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LIBRO II 115

di Bonaparte primo console e quel principe. Reduce da Napoli e di passaggio per Roma il prode generale Soult, era accolto con molta benevolenza dal papa: invitavansi a vedere le solennità natalizie i marinai francesi, che ebbero posto distinto nella basilica vaticana: scambiavansi insomma tratti di affezione e di stima. Stavano in tali condizioni le cose quando sorse in cuore al primo console il desiderio di veder fregiati dell’ostro romano diversi personaggi francesi. Ma Roma e il suo governo non precipitano mai nelle proprie risoluzioni per quanto elleno possano sembrare utili o indifferenti. Trattavasi di ammettere nel venerando collegio dei cardinali nuovi individui: usciva la Francia allora allora da una rivoluzione sanguinosa che, scuotendo un governo stabilito da tanti secoli, tutti avea travolti gli ordini dello stato: non era ancora risoluta la grave questione dei vescovi costituzionali, un numero di titolari rifugiatisi in Inghilterra rifiutavasi ancora dal dare la rinuncia alle proprie sedi. Doveasi pertanto ad onta delle buone disposizioni di Pio VII in secondare i desideri del console procedere con cautela nell’accogliere la sua domanda. Chiedevansi cinque cappelli cardinalizi per la Francia e col mezzo del ministro delle relazioni all'estero signor Talleyrand aggiungevasi, che volesse Pio VII aver presente non poterglisi negare il favore al riflesso, che la nazione da oltre a dieciotto anni non avea esercitato il diritto di nomina che la santa sede concede a varie corti cattoliche: conchiudeva quel dispaccio che Bonaparte rimettevasi al papa e che in caso volesse il pontefice declinare da questo suo desiderio, era egli disposto a rinunciare alla nomina dei cardinali, poichè giudicava miglior partito quello di aver nulla di comune con il sacro collegio, piuttosto che esser trattato con minori riguardi delle altre potenze. Il pontefice volle prevenirne i nunzi apostolici presso le corti di Vienna, di Madrid, di Lisbona. Il primo console, diceasi nella circolare, lo chiede, lo desidera la cristianissima Francia. Il bene che Bonaparte ha fatto alla nazione, la sue intenzioni dirette al vantaggio religioso dei popoli che governa non possono che destare la speranza di altis-