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LIBRO I 17

siglio non andò perduto per uomini fieri ed audaci. Senza seguir le mosse dell'esercito repubblicano, o il successivo irrompere delle armi e peggio delle idee, diremo che le Provincie italiane altre si conservavano neutrali, altre erano in guerra, altre né dall'una né dall'altra parte inclinavano, ma aspettavano trepidanti gli eventi. Perdea il re di Sardegna la Savoia e la contea di Nizza: scendeva Napoli agli accordi, fuggivano dalla Corsica atterriti gl'inglesi, erano due eserciti imperiali poco men che distrutti. Cause che contribuirono a formar la rovina d'Italia e il trionfo delle armi francesi: la battaglia di Montenotte, la presa di Ceva sul Tanaro, l'ingresso in Mondo vi città alle falde delle alpi, il fatale armistizio di Cherasco, la pace segnata dal re sabaudo1 la ritirata degli austriaci al di là del Po. Lacrime e sangue sparse la povera Italia e non giunse a scongiurar la tempesta! Nel 1796 le sorti erano fermate: occupata l'Insubria e le regioni limitrofe : invasa Bologna e Ferrara, il resto dello stato pontificio e Roma istessa versante in gravi pericoli.

XIII. A Saliceti montagnardo e rivoluzionario dei più ardenti, commissario di guerra e a Bonaparte capitano supremo a ventisette anni, già formidabile per riportate vittorie, scrivea il direttorio: minacciasse Roma: ragioni di guerra la uccisione di Ugo Basville2, il rifiuto di rice-

  1. Fu conchiusa la pace ad insinuazione del cardinal Costa per la mediazione di Ulloa ambasciatore di Spagna.
  2. Per quello, che riguarda Ugo Basville leggiamo con meraviglia quanto scrive nella vita di Pio VII il cavalier Artaud di Montor. Egli che nella prima edizione della sua opera avea ingenuamente raccontato il tristo avvenimento, sull'appoggio delle notizie attinte sul luogo, ove avvenne la morte di questo segretario dell'ambasciata di Francia in Napoli venuto in Roma per proteggere gl'interessi dei negozianti francesi e caduto vittima di una sommossa popolare originata dalla sua imprudenza. Pentito quindi di aver narrato il vero, nella seconda edizione corregendosi, dichiara che Basville era rientrato nel suo gabinetto quando « un barbiere lo colpì con un rasojo prima , che la forza armata, da suoi familiari chiamata in soccorso, avesse potuto entrare nel suo gabinetto ». Continua quindi immediatamente « Basville trasportato in un vicino corpo di guardia, spirò poche ore dopo il fatai colpo ». Deve pertanto supporsi, che Ugo Basville mortalmente ferito anzi che curarsi in casa abbia voluto farsi condurre in un corpo di guardia. La verità si manifesta da per se stessa. Noi dobbiamo a questa sventurata catastrofe uno dei più bei lavori poetici, dei quali si glorii la letteratura moderna.
    Giucci. Vita di Pio VII. — I