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LIBRO IX.


S

apea Pio VII e non ignorava Consalvi di comandare ad un popolo che avea acquistati nuovi pensieri, e sentiva nuovi bisogni. Napoleone guerriero per natura, conquistatore per istinto, divenuto legislatore avea lasciate troppe prove di sua grandezza in Europa e troppe rimembranze in Italia per poterle saltare a piè pari, come taluno, che mal seppe ottemperarsi all’esigenze dei tempi, avrebbe desiderato. Consalvi, mente elevata e non compresa da tutti, posto a contatto dei grandi politici della sua età che nel congresso viennese pesarono i destini degl’imperi e dei regni, avea compreso che la rivoluzione di Francia, unica nella storia delle nazioni, compressa dalla mano vigorosa di Bonaparte, più che francese dovea dirsi mondiale, dappoichè tutti gli ordini avea travolti, lacerate le mappe geografiche che dividevano gl’imperi, create nuove dinastie, nobiltà nuova, dati nomi nuovi alle cose, stabiliti nuovi sistemi. L'opporsi all'andamento universale del mondo, che mai indietreggia, era opera più che vana, imprudente: rimarginare le piaghe di un governo di conquista, preparare savie leggi, far sentire ai popoli le dolcezze di un viver pacifico era l'opera raccomandata dalle potenze alleate, voluta dai tempi, imposta