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190 VITA DI PIO VIII

nare l'audacia dei crassatori, che infestavano le provincie di marittima e campagna. Causa di tanto obbrobrio l'indole del popolo, la condizione dei luoghi. Dirupati burroni, balze scoscese, folte boscaglie, inaccessibili monti e più che tutto questo la prossimità di un altro stato, contribuivano a render malagevole e forse impossibile l'estirpare la trista razza. Posti costoro a vedetta sul ciglione dei monti o sulle cime degli alberi, cauti spiavano da lungi o il procedere delle vetture per assaltarle o l’avanzarsi dei soldati per evitarli. Snidati da un covo, si arrampicavano sull'altro; sorpresi nei profondi valloni, guadagnavano la sommità dei motti: stretti, incalzati, vicini a cedere, varcavano i confini dello stato, sfidando î persecutori derisi. Un avvenimento funesto scosse quella specie d'inerzia per lo più imposta dalla difficoltà dell'impresa. L'audacia di questi predoni assalì nel profondo della notte il seminario vescovile di Terracina, situato fuori le mura della città. Il rettore, i prefetti, gli alunni, persino i servi, furono con violenza portati nelle gole inaccessibili delle montagne. Era universale lo sgomento quando videsi nell'atterrita città rimandati i più deboli fra i prigionieri con lettere minacciose chiedenti riscatto e immediato. La pietà dei figli impose sacrifici a quelle desolate, ma ricche famiglie: fu raccolta la somma da gettarsi a quell'orda di scelerati e su per dirupi, col danaro richiesto, già incaminavansi gl'inviati. Volle sventura, che dalle vedette fossero creduti soldati spediti dal governo a sorprenderli: si gridò tradimento, ma non si disposero alla fuga se non dopo avere legati agli alberi e sgozzati tre di quei giovanetti infelici, perchè l’immane spettacolo arrestasse gli assalitori, seco traendo gli altri a nuove vendette. Questa scena sanguinosa commosse gl'inviati di Terracina, che giunti sulla sommità della montagna, inermi come cerano, vennero riconosciuti. Pagato il riscatto dei fanciulli, sciolti dagli alberi i cadaveri dei trucidati, seguiti dalla mesta schiera dei vivi, ripresero dolenti la strada di Terracina. Dire le lacrime che si versarono, il lutto della città, i gemiti dei congiunti di quelle vittime