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LIBRO IX 211

cente verso il re di Francia nel suo ultimo concistoro promosse cardinali di santa chiesa monsignor Ludovico, Enrico de-la-Fare arcivescovo di Sens dotto prelato francese e don Placido Zurla monaco camaldolese1. Grandi farono le sue cure per promovere il bene dei sudditi, per vegliare al progresso della religione, per diffondere ovunque la parola di verità. Senza enumerare le molte cose da esso operate, segnalo un fatto d'istorica importanza: l'invio cioè al Chily del conte Giovanni Mastai dai decreti di Dio destinato al governo universale della chiesa, da Pio VII, dato compagno all'arcivescovo di Filippi, monsignor Mazi vicario apostolico nelle vaste regioni dell’America meridionale.

XIV. Correva il sei luglio mille ottocento ventitre, anniversario quattordicesimo del dì nefasto, in cui il generale Radet rapì con sacrilego ardimento il pontefice all’amore dei sudditi, quando un caso tristissimo empì Roma di amarezza e di lutto. Declinava il giorno, era de-

  1. In premio dei servigi resi alla santa sede dovea Pio VII promovere alla perpora il pàdre abate Cappellari camaldolese, quando in sua vece venne nominate Don Placido Zurla, nato da illustre e nobile famiglia Cremasca in Legnago diocesi di Verona il dì 2 aprile 1769: uomo di gran dottrina, autore di opere lodatissime, caro allo Czar di Russia, a comando del quale avea intrapreso un poderoso lavoro geografico. Leggo nel vol. LIII del dizionario storico-ecclesiastico del Moroni, che questa preterizione inaspettata fu conseguenza dei consigli del cardinal Consalvi, geloso della profonda dottrina di questo insigne religioso, che dovea ascender più tardi alla più sublime dignità della chiesa. È costante opinione di molti, che l'obblio momentaneo dei grandi meriti dell’insigne Cappellari ebbe originè dal sapersi aver desso disposta la futura sua corte prima di ricevere il preventivo biglietto dalla segreteria di stato, solita a dar I° avviso della stabilita promozione. L'uno sostenne con umiltà profonda un colpo che avrebbe prostrato l’uomo il più indifferente: l'altro, credendo la sua promozione un equivoco, corse ai piedi del papa e perorò per l’amico. Leone XII con singolare elogio ascrisse al sacro collegio dei cardinali l’abate Cappellari innalzato quindi sulla cattedra apostolica col nome di Gregorio XVI.