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212 VITA DI PIO VII

serta l'anticamera pontificia, stava nelle sale scarso numero di palatini, trattenevasi il papa in familiari colloqui col suo uditore il prelato Buttaoni. Poichè fu solo, si alzò dalla seggiola e tenendosi con una mano appoggiato allo scrittoio, andava con l’altra cercando un cordone, per cautela posto intorno alla camera, onde potesse sorreggersi. Pareagli di averlo afferrato, mosse il piede mal fermo, stramazzò di peso sul pavimento. L'urto dei mobili, l'acuto grido strappatogli dal dolore scosse i famigliari che accorsero in fretta, lo solievarono da terra, lo posero sul letto. Scorsi appena pochi minuti dal tristo avvenimento si popolarono le stanze del quirinale. Primo fra tutti accorreva Consalvi, cui non bastò aver comandato, che il santo padre non si lasciasse mai solo. Accusava il papa un intenso spasimo al fianco sinistro. Visitato dal chirurgo, temè questi una frattura, ma nol disse per non aumentare lo spavento di coloro che, comprimendo a stento le lacrime, circondavano l’augusto infermo che parea non facesse gran caso della sofferta sciagura. Consalvi postosi vicino al letto, compreso da dolore profondo, prodieavagi affettuose e sollecite cure. Era oltrepassata di un'ora la mezza notte quando, pregato dal papa istesso, il gran ministro, che vivea della vita di Pio e al declinare di quella sentiva mancar la sua, rientrava nel proprio appartamento. Pio passò il resto della notte inquietissimo: l'enfiamento della parte offesa accrescevasi, si aumentava il dolore. Adunatisi i professori dell’arte sul mattino del dì seguente, dopo avere accuratamente osservato l’infermo, dichiararono spezzato il collo del femore sinistro: dissero la cura noiosa, incerta la guarigione per la età non meno che per la intera prostrazione delle forze, in che era da qualche tempo caduto. Quest’amara sentenza pose in cuore ai palatini lo sgomento e il dolore e si diffuse per Roma con la celerità del baleno. Per otto giorni si tenne al papa celata la gravità del male e il pericolo al quale era esposto: ma poi che il seppe, accolse il tristo annunzio, con una serenità di animo tale da ispirare in tutti tenerezza e rispetto. Domandò da se stesso il santo viatico,