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222 VITA DI PIO VII


XXIII. E qui, chiedendo venia al lettore, depongo la penna, con cui ho tentato ricordare le semplici abitudini, l'animo retto, il cuor generoso di un pontefice, il cui nome suona benedetto e immortale, il cui pontificato segna un'epoca memorabile nei fasti della chiesa cattolica. Conservò Pio VII sul trono le abitudini semplici e frugali del chiostro: la modestia e il disinteresse: ritrasse egli fedelmente nel volto e nell’abituale sorriso la soavità del carattere: conciliò l' esigenze della politica con la condiscendenza paterna. Se facilmente deferì ad altri l'amministrazione del governo civile, fu sempre geloso di tutto quello che riguarda la suprema autorità della chiesa, nel cui esercizio costante consultò solo Iddio e la sua coscienza. Figlio del patriarca dell'occidente, aggiunse nuovo splendore a quell’ordine insigne, cui tanto deve la civiltà mondiale: non fece ricchi i nepoti, n'ebbe moltissimi, non li volle in Roma: mirabile condotta divenuta esempio e legge ai pontefici successori: non permise che si discutesse presso la sacra congregazione dei riti la causa di sua madre, vissuta nel secolo e nel chiostro modello di domestiche e religiose virtù. Favorì le scienze, promosse le arti, premiò gl’ingegni, fece Roma più bella. La riparazione solenne, poche volte concessa agl'illustri infortuni e ottenuta da Pio, basta a mostrare, come la provvidenza veglia gelosamente al governo della chiesa di Dio.



Fine.