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LIBRO IX 221

andarono a chiudersi nel conclave, celebrato nel palazzo del quirinale, per dare dopo venti sei giorni in Leone XII il nuovo pastore alla chiesa.

XXII. La gratitudine del cardinale Ercole Consalvi, odiato perchè molto aveva concesso alla variabile opinione dei tempi, volle onorata la memoria del gran pontefice suo augusto benefattore ed amico. Ordinava per testamento la vendita delle scatole ad esso donate dai sovrani di Europa, per ornare col danaro ottenuto da quelle le facciate di alcune chiese di Roma ed eriggere a Pio VII un nobile monumento nella basilica vaticana. Affidavasi quest’arduo incarico all’insigne statuario danese Alberto Torwaldsen, che a molti non parve eguale a se stesso nella difficile esecuzione di un'opera destinata al più nobile e vasto edificio, che vanta la terra, la basilica vaticana: monumento sublime dell’umano ardimento, opera prodigiosa di quanti furono potentissimi ingegni del secol d'oro delle arti italiane. Scolpì egli il pontefice sedente in atto di benedire: due grandi statue, che fiancheggiano il monumento, rappresentano la fortezza e la sapienza: questa che ha cinto il capo di un ramoscello di olivo, il petto armato di una lorica e la civetta ai piedi, medita sul volume che sorregge con la mano sinistra: quella che, con bell'atto incrocia le braccia sul petto e volge al cielo fiducioso lo sguardo, ha il capo coperto d'una pelle leonina e la clava ai piedi. La esecuzione di questi simulacri è degna del grande artista, ma l'allegoria è tutta profana e mancante nell'insieme del sacro carattere impresso dal sentimento religioso. Sovra la porta, che dà adito al monumento scolpì lo stemma del pontefice, sorretto da due geni alati. Ricorda l'epigrafe il nome del cardinale che consacrò al pontefice il monumento. Parve a Torwaldsen di provvedere in qualche modo alla rinomanza del suo nome e alle censure aggiungendo ai lati della sedia pontificale due angeli sedenti uno in atto di scrivere, l’altro di sollevare l’orologio a polvere, che simboleggia la vita, ma questa correzione, lungi dall’avvivare quel monumento, tradì l'unità del pensiero e non raggiunse lo scopo.