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LIBRO I 29

sorte per propria debolezza, resa più grande dagl'interni sconvolgimenti. Crebbero i mali quando si domandò giuramento di fedeltà ai popoli avvezzi a viver tranquilli sotto il governo clericale. Si sbrigliarono allora tutte le passioni; si agitarono le coscienze, che ben parea brutto atto d'ingratitudine rinunciare alla fede di sudditanza verso quella pontificale autorità, che formò il presidio e la felicità degli avi nostri: parea crudeltà intempestiva abbandonare in momenti tanto dolorosi un principe venerando per anni, che se fu grande nei dì della gloria, fu grandissimo in quelli della sventura. Gli animi si concitavano, le mani correvano all'armi, ne era piccolo stimolo agli sdegni le nuove imposizioni, le patite sventure, le uccisioni frequenti. Che se grave era il fremito della città, gravissimo apparve quello della campagna. I tristi fatti di Lugo, le cui ferite grondavano sangue non erano valido freno al popolare fermento; la presenza delle armi francesi, le vendette, gli esili aumentavano Tira. Per irrompere non il coraggio, mancò l'impulso. Il Chiaramonti di benigna natura, cui erano noti i casi stringenti di Roma, ebbe a cuore la pace e per amore di essa e per non aggravare le condizioni dello stato pontificio, così in basso venute da far presagire vicina una crisi tremenda, parlò il natale del 1797 una lunga omelia ad istruzione di coloro, che chiedevano al vescovo norme secure per reggersi in tanta paura e disparità di consigli. Trovo dagli scrittori contemporanei ora laudate, ora vilipese le provvidenze suggerite dal nostro Chiaramonti: certo è, che su quella sua omelia, che per allora passò quasi inosservata caddero più severi gli esami quando divenne pontefice. Le parole pronunciate con tanta soavità da un uomo eminente per dignità, e venerato per santità di costumi calmarono gli sdegni, raddolcirono i cuori. Si disse che il pio Chiaramonti, incaricandosi della prima parte soltanto, lasciasse agli ecclesiastici, che lo circondavano il carico di compiere la seconda1, e che questi vinti dal ti-

  1. L'Omelia, che diede luogo a tanti e a si diversi commenti incomincia « La voce onnipotente in se stessa spiegò al di fuori la sua virtù nel tempo ecc. ».