Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/107

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presso i Greci e presso i Romani. 101

gia. Si rende così chiaro un passo di Vitruvio che non era stato ben inteso sinora1.

§. 20. Questa imitazione più chiaramente ancor si ravvisa in una figura a rilievo di Giove son barba più lunga del solito, e coi capelli che gli cadono dinanzi sugli omeri, vestito e ornato alla più antica maniera. Eppure è quello un lavoro del tempo de’ Romani sotto i Cesari, siccome appare dall’iscrizione, IOVI EXSVPERANTISSIMO, e dalla forma medesima delle lettere. Quella iscrizione è stata pubblicata dallo Sponio senza la figura2. Forse col rappresentar Giove sotto questa forma si è creduto di dargli una più rimota origine, e conciliargli così una maggior venerazione. Secondo il più antico stile è vestita la Speranza in una piccola figura della villa Lodovisi, la quale, per quanto rilevasi dalla iscrizione romana3 posta nello zoccolo, è lavoro del secondo secolo de’ Cesari; e somiglievole a quella è la figura della stessa divinità sulle monete degl’Imperatori da me vedute, e particolarmente su una dell’Imperatore Filippo il vecchio4. Così a’ nostri tempi s’imitano i panneggiamenti de’ ritratti fatti alla maniera di Vandick, perchè alla persona che si ritrae, ed al pittore esso riescono più vantaggiosi che i moderni vestiti soverchiamente stretti. Rammenterò a questo proposito due Vittorie di grandezza natu-


rale


  1. Vitruv. lib 4. cap. 7. Supra trabes & supra parietes trajecturæ mutulorum quarta parte alitudinis columnæ projiciantur. [ L’Autore confonde qui i costumi antichi. Gli Etruschi ne’ tempi più remoti usarono uno sporto grande oltre i muri per starvi al coperto. Quello sporto dette origine alle colonne, che essi medesimi aggiunsero per reggere lo sporto troppo grande, e ne nacquero i portici. Sopra di questi seguitò la gronda ad esser portata in fuora la quarta parte dell’altezza d’una colonna, come dice Vitruvio; ma questa quarta parte non era esorbitante, perchè non eccedeva un diametro. Si vegga il P. Paoli loc. cit., ove in nuova maniera illustra tutto il detto capo di Vitruvio, che non è staro sinora capito, e da taluno anche è stato emendato senza fondamento.
  2. Miscell. erud. antiquit. sect. 4. princ. pag. 71. V. Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 2. sect. 3. n. 79. pag. 46.
  3. L’iscrizione da me per la prima volta pubblicata nella Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 2. sect. 17. n. 1832. p. 302. è la seguente:

    Q. AQVILIVS. DIONYSIVS. ET.
    NONIA. FAVSTINA. SPEM. RES
    TITVERVNT.

  4. Pedrusi I Ces. in. metallo, Tom. VI. Tav. 6. n. 5. 6. e 8. Il disegno n’è scorretto.