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10 Meccanismo della Scultura

voce chiara e ben distinta1. Sembra pertanto che la parola τορευτικὴ sia stata usata per indicare un lavoro a rilievo, differente dal lavoro incavato delle gemme, che diceasi ἀναγλύφον; onde τόρευμα si chiamava propriamente un intaglio a figure rilevate, e perciò ben discernibili e chiare, nel qual senso ha qualche analogia col significato della voce τόρος2. E poichè quest’arte occupavasi principalmente in piccole cose, e minuti fregi, perciò Plutarco, parlando d’Alessandro, terzo figlio di Perseo ultimo re de’ Macedoni3, il quale per tai lavori erasi fatto celebre in Roma, unì la voce τορεύειν con λεπτουργεῖν, cioè lavorare in cose minute.

§. 7. Alcone di Mila in Sicilia doverebbe riputarsi il primo artista di questa maniera, se potessimo prestar fede ad Ovidio4, il quale lo fa anteriore alla guerra di Troja, ove rammentando i doni fatti da Anio re di Delo ad Enea, parla d’una tazza, lavoro di quell’artista, e annovera coloro che dianzi aveanla posseduta. Ma quì il poeta cade in un manifesto anacronismo; poichè Mila fu edificata alcuni secoli dopo l’incendio di Troja, come si può vedere nella Sicilia del Cluverio; sebbene nè questi nè i commentatori d’Ovidio ne abbiano osservato l’errore5.

[Lavoro delle statue in marmo...] §. 8. La scultura in sasso fu principalmente esercitata su i marmi6, e talora eziandio su più dure pietre, quali sono il basalte e ’l porfido.



§. 9. La


  1. Non può però dirsi, che tutti gl’interpreti, e scrittori abbiano errato intorno al vero senso di quelle parole; come tra gli altri le ha capite, e spiegate Arduino al cit. lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. a. not. 33. di Plinio, e Salmasio Exercit. Plin. in Sol. cap. 52. Tom. iI. p. 736. e seg.. molto diffusamente.
  2. Si rischiara cosi il vocabolo τορείας usato da Dione Grisostomo Orat. 30. pag. 307. D., ove parla di tazze intagliate, le quali ἕλικάς τινας καὶ τορείας aveano, cioè erano circondate di fregi e ornati di bassi-rilievi: il traduttore mal a proposito l’intese di lavori fatti al torno.
  3. in Æmil. op. Tom. I. pag. 275. A.
  4. Metam. lib. 13. vers. 679.
  5. Sicil. antiqua, lib. 2. cap. 5. pag. 301.
  6. Il signor Winkelmann nella prima edizione di questa Storia tratta in un paragrafo particolare dei più belli e più celebri marmi della Grecia; e non ben si vede, perchè, volendo egli migliorare ed accrescere l’Opera sua, abbia qui omesso tal paragrafo. Di due marmi nominatamente ivi ragiona, del pa-