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Stor. delle Arti da Aless. il Gr. ec. 237

[Circostanze della Grecia a que’ tempi] §. 1. Molto a ciò contribuirono le esterne circostanze de’ Greci. Dopo che questi, e fra essi principalmente gli Ateniesi, per le intestine pertinaci guerre mosse e sostenute da gelosia d’impero, furonsi interamente indeboliti e spossati, si sollevò sovra di loro Filippo re di Macedonia; e Alessandro suo figliuolo e successore, facendosi dichiarare lor capo e duce, padrone si fece in fatti e re della Grecia intera. Avendo questa per tanto cangiata forma di governo, mutò pur carattere l’arte, la quale, siccome dianzi fondavasi sulla libertà, fu in seguito dall’abbondanza e dalla generosità de’ doviziosi cittadini sostenuta e nudrita. A tali circostanze, come ai talenti ed alle cognizioni d’Alessandro, ascrive Plutarco il fiorir dell’arte a que’ tempi1.

§. 2. Sotto il suo impero gustavano i Greci una libertà pacifica, senza provarne le amarezze, in un certo avvilimento bensì, ma in perfetto accordo fra di loro. Estinta erasi in essi la gelosia reciproca, onde tranquilli contentavansi di vantare qualche volta la loro passata grandezza. Altronde ad Alessandro, che frattanto conquistava l’Oriente, e ad Antipatro suo luogotenente in Macedonia, badava di veder la Grecia in calma, e dopo la distruzione di Tebe non le diedero mai altra cagione di disgusto.

§. 3. In tanta tranquillità abbandonaronsi i Greci alla naturale loro inclinazione per l’ozio e pei passatempi2: Sparta medesima deviò dalla prisca sua austerità3. L’ozio riempiva le scuole de’ filosofi e degli oratori, che allora moltiplicaronsi, e maggior considerazione ottennero. 1 pubblici divertimenti tenevano impiegato il poeta e l’artista, e questi, adattandosi al gusto dominante, ricercava il morbido e’l piacevole, poichè giovava lusingare i delicati sensi d’una nazione indebolita ed effeminata.


§. 4. In
  1. De fort. Alex. orat. 2. princ. oper, Tom. iI. pag. 333.
  2. Arist. De Republ. lib. 7. cap. 14.
  3. ibid.