Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/423

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dai tempi d’Adriano ec. 415

coi Demosteni, e tutti superare gli scrittori gentili loro contemporanei, non farebbe egli stato possibile di far sì che allo stesso modo rifiorissero le arti del disegno? Eppur in Roma la scultura fu ridotta a tale che gli artefici, per ignoranza e per mancanza di genio, quando dovean ergere statue e scolpire busti, adoperavano a tal uopo le antiche opere, nulla curandosi del guasto che ad esse recavano, purchè adattar le potessero al loro bisogno1. Così pei sepolcri de’ Cristiani sovente fecesi uso delle lapidi con iscrizioni gentili mettendoli le cristiane alla parte opposta2. Flaminio Vacca fa menzione di sette statue femminili ignude scoperte a’ suoi tempi, sopra le quali avea posteriormente lavorato una mano barbara3. In una mezza testa trovata nel 1757. esistente fra rottami d’antichità nella villa Albani, vedesi un misto di lavoro antico e di barbaro; e forse l’ultimo scultore non si lenti abilità bastevole a compir l’opera, che perciò è rimasta imperfetta. Il collo e l’orecchia indicano un artista de’ buoni tempi.

§. 6. Non si trova che di rado fatta menzione dell’arte dopo i tempi di Costantino; ed è verosimile che siccome indi a poco si cominciò in Costantinopoli ad atterrare e di-


strug-


  1. Il ch. Tiraboschi loc. cit. §. I. ha fatto esagerare il nostro Autore in questo luogo senza ragione. Egli non ha mai detto, che questo depravato gusto degli artisti fosse indizio chiarissimo, che essendosi ormai smarrita l’arte, questo mezzo sol rimaneva ad onorar la memoria degli uomini più illustri; e nell’opporgli su questo fondamento l’uso frequentissimo in quarti tempi d’alzare statue a que’ personaggi, è lo stesso che obbiettargli l’eccezione, che fa egli medesimo qui appresso al §. 7., volendo dire, che tal barbarie non si usò nel far quelle statue per ordine dei sovrani, che volevano con esse riconoscere il merito degli uomini grandi.
  2. V. Fabret. Iscript. cap. 3. num. 252. pag. 163., num. 518. pag. 209. [Marangoni Delle cose gentil. e prof. ec. cap. 76. Molto più rimarchevole e l’abuso introdotto in questo secolo IV. di accomodare anche nei pubblici monumenti le iscrizioni degl’imperatori precedenti ad altri appresso, mutandovi solamente il nome; come osservò Giacomo Gottofredo nel far vedere, che gl’imperatori cristiani non hanno mai occupata la carica, nè portato il titolo di Pontefice Massimo, Epist. de incerdicta Christ. cum Gent. communione, deque Pontificatu Max., inter opera jurid. min. col. 576.; e colle di lui ragioni il P. Pagi nelle osservazioni al Baronio T. iiI. ad ann. 312. n. 17. segg. pag. 520. A questo stesso secolo principalmente credo vada riferito ciò che narra s. Girolamo Comment. in Abacuc, lib. 2. c. 3. op. Tom. VI. col. 659. D. che quando veniva trucidato, o vinto qualche tiranno, il vincitore faceva levarla testa a tutte le di lui statue, ed immagini, e sostituirvi la sua, intatto lasciando il resto.
  3. Montf. Diar. ital. cap. 9. p. 139. [ Dice, per guastarle, non per altr’uso.