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dai tempi d’Adriano ec. | 425 |
pi rammemora particolarmente la Giunone di Samo1. Sebbene debba prendersi per un’espressione iperbolica, quando dice che la sola testa di quella statua, essendo fatta in pezzi, bastò a caricare quattro carri, non lascia ciò non ostante di darci idea d’un’opera molto grande.
§. 17. Considerando poi non solamente il gran numero delle statue di bronzo fatte a Costantinopoli sotto i primi imperatori bizantini sin dopo i successori di Teodosio, delle quali si è conservata la memoria in molti epigrammi greci fatti in lode sì della statua, sì della persona effigiatavi2, ma in particolare le anzidette due colonne coclidi; non può negarsi che l’arte venisse tuttora con più successo coltivata fra’ Greci che a Roma, stata già come dicemmo devastata da’ popoli barbari. Un certo gusto elegante del disegno formato su l’antico si è mantenuto fra’ Greci sin a tempi dell’im-
- ↑ Niceta Choniata ap. Fabric. Biblioth. græc. Tom. VI. lib. 5. c. 5. p. 406. [e presso Bandurio Imper. orient. sive Ant. Constant. Tom. I. lib. 6. p. 406. Non dice però, che la Giunone fosse quella di Samo; e non poteva dirlo, perchè era perita molto prima, come si è detto nella nota precedente. Dice bensì poco dopo, che allora fu squagliata la detta statua dell’asinajo col suo somaro eretta già da Augusto in Nicopoli.
- ↑ Le statue per la maggior parte di bronzo, innalzate principalmente in Costantinopoli dagl’imperatori greci a sè stessi, alla loro famiglia, ai loro generali, ed ai loro predecessori, e tra quelle molte anche equestri, erano in un numero sorprendente; e moltissime ne descrivono gli autori, che ho citati qui avanti alla pag. 414. not. a. princ. e tanti altri scrittori bizantini. L’unica in bronzo, che siasi conservata delle erette in Italia per quanto io sappia, e forse l’unica al mondo, è quella dell’altezza di circa venti palmi, che al presente ancora si vede nella pubblica piazza della città di Barletta nella Puglia. Colà si dice un Costantino; e tale lo crederei anch’io mediante il confronto, che ho fatto del disegno di essa favoritomi dal signor D. Emanuele Mola prefetto dei regi studj, ed accademico nella vicina città di Bari, colle statue di Costantino allegate da Winkelmann qui avanti pag. 308. Il signor barone di Riedesel, il quale nel suo Viaggio in Sicilia, e nella Magna Grecia, stampato in tedesco, e poi tradotto in francese, lettera 2. pag. 241., lo pretende un Giulio Cesare, non avrà avuta ben presente ne la fisonomia di questo imperatore, nè quella di Costantino; e non avrà ben riflettuto alla forma dell’abito, che è de’ bassi tempi. Vedasene la figura in fine di questo Tomo, e l’indice de’ rami nel terzo, ove ce parleremo più diffusamente.
quella di Firenze; e con una statua trasportata da Roma a Pietroburgo nel giardino imperiale. Ma siccome questa statua è restaurata in parte, e non troppo felicemente per il suo scopo, egli poteva piuttosto allegare quella celebre già di Belvedere al Vaticano, ora nel Museo Pio-Clementino, della quale parlai al luogo citato, che era stata data in rame da Perrier nella sua Raccolta di statue, Tav. 85., e dal Maffei parimente nella sua Raccolta, Tav. 4. Essa è somigliantissima alla figura dei medaglioni; e per copia di quella di Prassitele era stata già riconosciuta da altri, come nota il signor Falconet Discussion un peu pedantesque, ec. oeuvr. Tom. iI. pag. 330. La dissertazione di Bayero si legge negli Atti dell’Accademia delle scienze di Pietroburgo Tom. IV. pag. 259. segg. con questo titolo: De Venere Cnidia in crypta conchyliata horti imperatorii ad aulam æstivam, & in duobus numis cnidiis.
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