Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/71

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presso i Greci, e loro Pittura. 65

zioni di canne coi loro nodi, poiché non la sola stringa o lo zufolo, ma le tibie eziandio colle volgari canne facevansi, se non che per queste generalmente si adoperavano le canne che sorgevano presso l’Orcomeno nella Beozia1, le quali essendo senza nodi poteano somministrar tibie d’un pezzo solo2. Osservo qui che su gli antichi monumenti, ove i tibicini ora suonano una tibia sola, cioè la sinistra, ed ora due: quelle sono di grossezza eguale, laddove, secondo Plinio3, la sinistra esser dovea maggiore, poiché formavasi questa colla parte inferiore della canna, mentre della parte superiore si facea la destra4. Stanno in piedi dietro la sedia della prima due figure virili coronate di frondi verdi con delle bacche: quella che si vede di profilo è vestita di color verde mare5 e l’altra ha l’abito paonazzo. I capelli di tutte le figure sono di color bruno.


Tom. II I §. 20. Quat-


  1. Plinio lib. 16. cap. 35. sect. 66.
  2. Le tibie composte di varj pezzi, come quelle della nostra pittura, chiamavansi εὐβατήριοι gradarie; poiché aveano, a così dire, diversi gradi. Trovandosi nel museo Ercolanense molti pezzi di tibie i quali non hanno l’incastro per commettersi uno nell’altro, ne viene per conseguenza che dovean essere sostenuti da un lungo tubo o cilindro interno. Diffatti così formavano le tibie loro gli antichi, e tal tubo era di metallo, o d’un legno traforato, quale tuttavia si scorge nel detto museo in due pezzi di tibia impietrita, e nel museo Cortonense conservasi un’antica tibia d’avorio col tubo interno d’argento.
  3. lib. 16. cap. 35. sect. 66.
  4. A questa aggiugnersi possono alcun’altre osservazioni sopra le tibie degli antichi, risguardanti la diversa loro materia e struttura. Per ciò che spetta la materia, altre erano di busso, Ovid. Metam. lib. 14. v. 537. altre di ossa di cervo o di capra, Athen. lib. 5. c. 25. p. 182. D., & Callim. Hymn. in Dian. vers. 244.., ed altre di metallo, quali specialmente usavansi alla guerra, Barthol. De tib. vet. lib. 3. c. 7. I Frigj e gli Etruschi hanno costumato nelle loro tibie di adattarvi un’apertura di corno al codone, ossia a quell’estremità dond’esce il fiato, Eusth. Commenc. in Homer. Iliad. Σ, & Athen. lib. 4. in fine. Maggiori varietà ancora, che non nella materia, scorgevansi nella forma e struttura loro. Il signor Winkelmann ne ha accennate alcune: noi colla scorta del Bartolino, del Meursio, del Causeo de la Chausse, e dell’Anonimo Maurino | il P. Martin | ne aggiugneremo delle altre. Benché la maggior parte delle antiche tibie s’allargasse all’estremità, alcune nondimeno ve n’erano di forma cilindrica, de la Chausse Mus. Rom. Tom. iI. sect. 4., & Winkelmann Monum. ant. ined. num. 18., come i moderni flauti traversieri. Variavano esse eziandio ne’ fori aperti al lungo dell’istrumcnto. Semplici erano questi in alcune tibie; ma in altre alzavasi al di sopra una specie d’imbuto. Nè in tutte era eguale il numero de’ fori suddetti, siccome nemmeno era eguale in tutte l’imboccatura. Una singolarità per ultimo, che non hanno le altre antiche tibie, ravvisasi in una di esse di forma frigia, espressa in un basso-rilievo del Louvre di Parigi, la quale vien riportata dal Monaco anonimo [ P. Martin della congregazione di san Mauro, Expl. de div. mon. singul. p. 39. Il suo codone non vedesi ivi ripiegato, come quello delle altre, ma forma un angolo, cosicchè sembra quasi una pipa da tabacco. [ Vedasi anche l’opera del Bonanni.
  5. Turchino.