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Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/17

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d e l l' A b.   C a r l o   F e a. xj

aveano imparato gli Etruschi. I rami sono aggiunti, fuorché la Tavola XVI. data da Winkelmann, sebbene per un fine, che mi sembra insussistente.

Seguono a quello varj altri indici: dei monumenti illustrati, o nominati nell’opera, molti de’ quali di nuovo ho rincontrati per maggior sicurezza, secondo l’ordine dei luoghi ove sono, o dove erano nel tempo, che si è fatta l’edizione, a comodo principalmente dei viaggiatori, e degli arditi, coll’aggiunta di qualche correzione: degli autori lodati, spiegati, criticati, o difesi: delle edizioni più interessanti usate; e in fine delle materie, che ho procurato di testere il più, che ho saputo, copioso, ragionato, e comodo agli artisti, e ai letterati; combinandolo anche in maniera da togliere qualche equivoco tra i varj luoghi, ove lì è parlato della stessa cosa.

Mi veniva suggerito di dare in ultimo un saggio delle traduzioni degli altri editori sì italiani, che francesi tanto delle opere inferite in quello Tomo, quanto della Storia dell’Arte, per rendere al paragone più apertamente convinti della loro inesattezza, e trascuraggine. A prima villa non pare inutile il consiglio: a rifletter però, che nulla ne farebbe importato ai leggitori di questa edizione; e che se taluno dubita delle mie asserzioni può facilmente avverarle con un leggiero rincontro, fatto già da taluno per privato impiego quali generale; ho deliberato di sbrigarmene col ripetere animosamente ciò, che diceva s. Girolamo al suo proposito1: veterem editionem nostræ translationi compara; et liquido pervidebis quantum distet inter verita-


tem,
  1. Epist. 49. ad Pammach. oper. Tom. I. col. 233. in fine.