Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/301

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s u l l e   R o v i n e   d i   R o m a. 283

luogo è da riflettersi, come provammo a quella occasione, ch’egli era di casa illustre romana, figlio di senatore, fratello del prefetto, o governatore della città, versato quant’altri mai del suo tempo nella giurisprudenza, stato senatore anch’egli, e quindi pretore urbano1: uomo per conseguenza, che ben educato partecipar dovea di quel genio de’ suoi concittadini per la magnificenza, e splendore della patria, e sapere le leggi, che volevano conservati i monumenti dell’arte. Fatto Papa, essendo Roma ancora soggetta agl’imperatori d’Oriente, non è probabile, ch’egli abbia potuto contro tante loro leggi farli a un tratto quasi padrone dispotico, e disruttore non di uno, ma di tanti monumenti, i quali non solo avrebbero deformata la città; ma ingombrata l’avrebbero di rovine, e resa impraticabile, senza una spesa enormissima per isgombrarla; tanti erano i grandissimi edifizj in ogni contorno2. Egli, uomo saviissimo, ed esercitato in que’ maggiori impieghi, non poteva ignorare con quanta prudenza, e cautela avessero da condursi i Sommi Pontefici cogl’Imperatori, i quali per ogni piccolo motivo, o querela, che ne avessero, li chiamavano a Costantinopoli, o gli angustiavano amaramente, come provò egli stesso in varie cose, per le quali, non ostante che si fosse condotto colla maggior prudenza, e impegno per il bene di Roma, e dell’Italia, ebbe a dolerli coll’imperator Maurizio di essere stato da lui rimproverato aspramente, e chiamato uomo semplice, vale a dire stolto3: e non è


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  1. Il P. Corsini De Præf. urb. pag. 174. all’anno 571. dubita, che sia stato piuttosto prefetto, o governatore di Roma. Se avesse avuto quella carica, il nostro argomento crescerebbe; poichè il prefetto di Roma sopraintendeva alle fabbriche pubbliche, alla erezione delle statue fatte per merito a qualcuno; in somma avea la cura di tutto ciò, che spettava al comodo, ed agli ornamenti di Roma, come otterrà lo stesso Corsini pag. XLI. seg.
  2. Possono vedersi le descrizioni di Roma fatte da Sesto Rufo, e da Publio Vittore, i quali scrissero al tempo di Valentiniano, e Valente circa l’anno 570. di Gesù Cristo; e l’altra fatta qualche tempo dopo, come diremo appresso, data dal Pancirolo, col titolo di Notizia dell’impero occidentale.
  3. lib. 5. epist. 40.: Urbane simplicitatis vocabulo me fatuum appellat. Vedi il Baronio, Tom. X. anno 595. n. 20. 21. pag. 383. e l’autore delle Osservar. sopra un libro intitol.