Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/331

Da Wikisource.

s u l l e   R o v i n e   d i   R o m a. 313

ed anche poco sicura la sua vita, è piuttosto credibile che facesse quello spoglio per isfogo di sua innata fierezza, o per avarizia; potendosene trarre anche argomento dall’aver egli, ritornato in Siracusa, al dire di quelli stessi scrittori, aggravati gli abitanti, e i possessori delle provincie della Calabria, Sicilia, Sardegna, e dell’Africa con gabelle, capitazioni, e viaggi di nave per mare, ad un segno non mai praticato per l’avanti; e dall’avere spogliate anche le chiese de’ vasi sacri, degli utensili preziosi, e di quanto aveano di più buono, lenza neppur lasciarvi il bisognevole al divin culto. Riguardo al numero de’ lavori di metallo, può crederli, che ve ne rimanesser non pochi in varj luoghi della città, e fra gli altri nel palazzo imperiale fui Palatino, ove ne sono stati trovati molti frammenti in quello secolo1, nel Foro, ed altri, che si diranno appresso, e nello stesso Panteon; comunque fosse grande la quantità, che ne portò via Costante, la quale poscia dai Saraceni venuti a saccheggiar Siracusa dopo esser egli stato ucciso in una congiura degli abitanti, che più non potevano soffrirlo per le descritte, ed altre indegnissime azioni, fu portata in Alessandria.

I successori di Costante parte distratti in guerre colle Barbare nazioni, che invadevano le provincie orientali dell’impero, e parte imbrogliati in dispute di religione proteggendo gli eretici, e facendo strage delle sacre immagini, non pensavano a Roma per altro, che per riscuoterne i tributi2, e sovente per attirare i Sommi Pontefici nel loro partito, e a procedere contro di essi colle maniere le più

Tom. III. R r inu-


  1. Bianchini Del palazzo de’ Cesari, cap. 6. pag. 150.
  2. Secondo Cedreno Compend. histor. Tomo I. pag. 456. C. s. Gregorio II. fu il primo, che con volle si pagassero dai Romani all’imperator Leone, per vedere se così poteva in qualche modo rattenerlo dai suoi eccessi; ma egli imperversando se ne vendicò, facendo confiscare le rendite, che la chiesa di s. Pietro aveva in Calabria, e nella Sicilia.