Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/370

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detto nel suo Ordine Romano dato dal P. Mabillon1, il quale lo crede fatto prima dell’anno 1143., nella occasione di descrivere il viaggio, o processione del Papa a varie chiese, e principalmente dalla Vaticana alla Lateranense. Ad alcuni edifizj questo scrittore dà que’ nomi, i quali ci sono altronde noti da’ più antichi tempi, come l’Arco di Graziano, Teodosio, e Valentiniano, che stava presso al ponte di Adriano, il Mausoleo di questo imperatore, che chiama Tempio di lui, dopo di averlo chiamato prima Templum, & Castellum Adriani; l’Obelisco di Nerone, la Memoria di Romolo, di cui parimente si parlerà qui appresso; il Circo d’Alessandro, ove ora è la piazza Navona; il Teatro di Pompeo, il Carcere Mamertino, l’Arco di Settimio Severo, il vicino Tempio della Concordia, l’Arco di Nerva, che è l’Arco detto ora de’ Pantani, sotto cui si passa anche oggidì; il vicino Tempio di quello imperatore, e quello di Giano; il Foro di Trajano, e quello di Cesare; l’Arco


di


    l’opinione dell’abate Venuti Accur. e succ. descr. di Roma ant. par. 2, cap. 3. pag. 66., e di altri, i quali pensano, che il monte Citorio non sia un monte naturale; o almeno che da quella parte fosse anticamente assai più basso, come anche dalla parte opposta di quella piazza, ove essendo stato scavato poco prima vidi massi enormi di fabbriche fino a qualche profondità: e così diremo dalla parte della casa della Missione, ove il piano antico dovea essere molto basso, dandocene prova la Colonna d’Antonino Pio dell’altezza di 67. e mezzo palmi senza la base, che vi fu trovata in piedi quasi tutta interrata, come dissi qui avanti pag. 332. not. b.

  1. Mus. Italic. Tom. iI. pag. 118. segg. Trovo nell’altro Ordine dato dallo stesso Padre Mabillon prima di questo, pag. 103. num. 16., creduto da lui opera del secolo XI, una notizia, che serve a confermare ciò che ho notato qui avanti Tom. iI. pag. 27. seg., e in questo pag. 209. col. 2. intorno all’uso delle lenti presso gli antichi. Vi si dice dunque, che nel sabbato santo il nuovo fuoco può cavarsi o colla pietra, o per mezzo del cristallo: de crystallo, vel de lapide. Questo cristallo altro non può essere, che il cristallo ridotto ad uso di lente, di cui ho notato alla detta pagina 209., che i Greci ne facevano uso per cavarne fuoco opponendolo tra i raggi del sole, e la materia combustibile, come usiamo anche noi. Trovo pure in una lettera del Papa Zaccaria a Bonifazio arcivescovo di Colonia, e poscia di Magonza scritta l’anno 741., e riportata nella Raccolta dei Concilj dell’edizione veneta, Tom. VIII. col. 260. D, fatta menzione di questi cristalli, avendogli forse domandato Bonifazio, se era lecito con essi cavare il fuoco in quel giorno santo: al che il Papa risponde, non esservi tradizione alcuna su di ciò nella chiesa Romana. Donde rileviamo, che le lenti fosser conosciute in Germania nel secolo VIII., e possiamo credere anche in Roma; poiché il Papa non dice di non conoscere quello strumento; ma soltanto, che non era usato in Roma a quell’effetto di cavarne fuoco nel sabbato santo, al quale vi fu usato in appresso, come costa dall’Ordine Romano, ove si da per istruzione, che il fuoco possa cavarsi o con esso, o colla pietra. Come poi sia succeduto di far credere, che Salvino d’Armato degli Armati abbia inventato in Firenze l’uso degli occhiali sulla fine del secolo XIII., come si è veduto alla citata pagina 27., non so indovinarlo.