Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/461

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grosso, che nulla ha da fare colle corna di capra ritorte, e lunghe, quali poteva esaminarle il sig. Bracci nella stessa medaglia, che porta in prova de’ suoi spropositi. La fisonomia della testa è maschile, ed ha un non so che di fiero, e di eroico; ha un poco di lanugine sotto l’orecchia, e il pomo, o tiroide al collo; cose tutte, che non convengono a una donna; come conviene a Teseo l’aria di donna, che mostra a prima vista la testa, sapendosi che la la bellezza di quell’eroe era tale da essere preso per una fanciulla a Delfo1 circa l’età, in cui superò il bue di Maratona; e parla di questo suo pregio di bellezza anche Seneca2. Plutarco nella di lui vita non dice, che si mettesse la pelle del toro in capo; ma però dice, che lo fece scolpire sulla moneta: nè si trova negato da alcuno, che ne portasse in capo anche la pelle a somiglianza d’Ercole, come adoprò sempre la clava, al dire dello stesso Plutarco.

11. Pag. 235. * Contorno della cista mistica in bronzo del museo del Collegio Romano, di cui si è parlato a lungo nel Tomo iI. pag. 146. Ivi si è data anche l’iscrizione, e la forma delle lettere con quella esattezza, che è stata possibile. Argomentando da queste lettere, che hanno molta somiglianza colle lettere etrusche, si può dire, che il monumento sia dei più antichi di Roma, e forse il più antico, che si conofca, paragonandolo colle iscrizioni degli Scipioni, delle quali appresso diremo. In Roma al principio suo, e prima si usavano sicuramente i caratteri etruschi, come abbiamo da Plinio3 ove scrive, che in Roma li vedeva ancora un elce con una iscrizione in lettere etrusche di bronzo, che lo dichiarava sacro prima della fondazione di quella città; e ce ne dà4 un altro esempio parlando delle pitture di Marco Ludio in un tempio di Ardea, ove era l’iscrizione in quattro versi, che parlava di quello artista scritta in antiche lettere latine, che sono le stesse colle etrusche: donde noi rileviamo, che sbagli Tacito5 asserendoci, che Damarato insegnò il primo a scrivere a questa nazione: paradosso tanto più sensibile, quanto ch’egli stesso continua a dire, che gli Aborigeni, stati con-

  1. Pausania lib. 1. cap. 19. pag. 44. Vedi avanti Tom. I. pag. 311.
  2. in Hippol. act. 2. v. 644. seg.
  3. lib. 16. cap. ult. sect. 87.
  4. lib. 35. cap. 10. sect. 37.
  5. Annal. lib. 11. cap. 14.

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