Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/484

Da Wikisource.
466 S p i e g a z i o n e

ocreate come quelle della statua di Borghese, e mostrano quasi di volare, anzichè di correre, come dicono i poeti delle deità. Eppure il signor abate Bracci vuol che stimiamo queste gambe d’Achille sulla sua parola1; e tronfio di segnalarsi nel contradire a Winkelmann a forza d’ingiurie, e di spropositi, sus Minervam, piucchè ex pede Herculem, senza neppur conoscere le lettere greche ha il coraggio di riprenderlo in tuono magistrale quasi che vergognosamente sbagli nell’intendere l’iscrizione accanto ad esse . . ΙΝΤΟС ΑΛΕΞΑ per Quinto figliuolo d’Alessandro, in vece di Quinto Alessa. Egli anzichè riportarci degli altri ALEXA nelle iscrizioni latine, e negli scrittori, ci dovea dare esempi, ove si vedesse, che i Greci fossero soliti mettere nelle iscrizioni sulle gemme, ed altri monumenti, il loro nome, e prenome, se pur l’avevano; e che il nominativo dei mascolini della prima declinazione nella loro lingua finisca in Α, e non in ΑС: non potendosi dire, che qui vi sia l’abbreviatura dell’ultima lettera, come avrebbe almeno dovuto spacciare il signor ab, Bracci; poichè simili abbreviature non soleano farli nè presso i Greci, nè presso i Romani; e nella gemma vi era luogo da mettere anche due lettere. Un solo argomento potrebbe rilevare a suo favore il signor abate Bracci; e sarebbe l’inavvertenza degli autori della descrizione del museo Tiepolo, ove i genitivi greci in Α del nome di Galba2, ed altri gli spiegano in latino per nominativi.

3. Pag. 5. Frammento di terra cotta dell’altezza di circa un palmo, dipinto a varj colori, trovato con altri molti di diversa ripresentazione in uno scavo fatto nel mese di ottobre 1784. in Velletri, e ivi conservati nel museo Borgiano, di cui fanno uno dei più interessanti ornamenti. Se ne parlò qui avanti alla pag. 100. not. a. Essi ci danno una nuova idea di lavori volsci, e italici, e un nuovo stile non più veduto nei monumenti della nostra nazione. Una certa rigidezza, ma esattezza insieme, riportano l’epoca del lavoro ad un tempo molto antico, e mi fanno sospettare di essere imitati


da


  1. Mem. degli antichi incisori, Tom. 1. Tav. 8.
  2. Tom. iI. pag. 1104. seg.