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Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/71

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sull’Architettura degli Antichi. 53

cio Turpilio è probabilmente quello stesso, che fece erigere una statua a Germanico1; perocché il pronome dei padre, e quello del figlio era il medesimo. Deve per tanto quello tempio essere stato eretto al tempo di Tiberio; e le due persone nominate nella iscrizione sono state senza dubbio create duumviri per badare alla sua costruzione, e verosimilmente ancora alla sua inaugurazione; sapendosi che il Senato romano creava sovente dei duumviri2 per presedere alle cose sacre3. Il P. Volpi non ha saputo determinare


l’epo-


    tolium a Gallis defenderat, cum regnum affectasset, damnatus, necutusque est. Quell’autorità unita all’Epitome di Livio pare che dovrebbe prevalere: ma pure l’iscrizione del tempio merita la sua fede come monumento pubblico; e non la posso credere anteriore a quel Marco Manlio Capitolino, ma di tempi assai più bassi, come accennai qui avanti. Potrebbe mai dirsi, che essendo il Manlio della iscrizione uno della famiglia Manlia domiciliato in Cora, o addetto ad essa, come dirò qui appresso, egli non avesse atteso quel decreto osservato dalla famiglia Manlia di Roma? Il Sigonio nelle note alla citata Epitome di Livio pretende che vi si debba leggere Cn. Mallius, sulla fede principalmente di antiche iscrizioni.

  1. Gruter. Tom. I pag. 236. n. 2. Confer Pigh. Annal. Roman. Tom. iiI. lib. 18. ann. 764. p. 540. [ Vedi qui avanti Tom. iI. pag. 339.
  2. Liv. lib. 6. cap. 2. n. 5.; lib. 7. c. 21. n. 28.
  3. Si poteva ancora dubitare, che essendo Cora lontana da Roma, ed una colonia, i duumviri, che badarono alla fabbrica di quel tempio, fossero due del consiglio dello stesso paese; essendo certo, che Senato si diceva anche nelle colonie, e nei municipj l’unione dei decurioni, ossia la curia; come si ha da una iscrizione presso Martorelli De regia theca calam. lib. ?. c. 5. par. 2 p. 452., da tante altre presso Grutero, e Muratori, da Plinio Epist. lib. 10. epist. 83. e 115., e dalle altre autorità riferite dal card Noris Cenotaph. Pis. Diss. 1. cap. 2., e da Mazochi Comment. in reg. Hercul. Mus. æn. tab. par. 3. cap. 5. pag. 404.; e avendosi dalle Pandette l. Cura 4. De muner. & honor., l. Curator. 1. De oper. publ., che nei munocipj, e colonie vi era uno del consiglio pubblico destinato curatore delle opere pubbliche; quale era il duumviro Lucio Annio Mammiano Rufo, che presedette, e contribuì alla fabbrica del teatro d’Ercolano, secondo l’iscrizione trovatavisi, riportata dal cavalier marchese Marcello Venuti Descr. delle prime scop. ec., da Seigneux de Correvon Lettr. sur. la decouv. de la ville d’Herc. Tom. I. let. 4. pag. 108., dal Gori Symbol. litter. Tom. I. pag. 120., e da tanti altri scrittori, che hanno parlato delle antichità dell’Ercolano; come anche Publio Celso Murino, sopraintendente alle fabbriche di Pesto, nominato in una iscrizione appartenente alla stessa, data dal barone Antonini nella sua Lucania illustrata, par. 2. disc. 3. pag. 231., e dal P. Paoli Rovine della città di Pesto, Diss. 2. n. 40. pag. 53. Talvolta questi curatori, o presidenti, erano due; e ne abbiamo l’esempio chiarissimo in una iscrizione, che si trova nel cortile del palazzo Farnese, riferita da Bristonio De form. l. 6. cap. 72. pag. 492., da Fleetwood Inscr. p. 67. n. 1., e più correttamente da Piranesi Della magnif. de’ Rom. Tav. 37. Da questa si rileva, che i duumviri presi dal consiglio di Pozzuolo presedettero ad una fabbrica, ossia un portone, o cancello, che si dovea fare cola innanzi al tempio di Serapide, con altri lavori annessi Non ostarebbe punto a questo dubbio l’essere nomi di famiglie romane quelli dei duumviri dell’iscrizione di Cora, o almeno quello di Manlio; perciocchè è cosa nota, che tanti delle famiglie romane andavano nelle colonie, come costa dalle medaglie principalmente, e dalle iscrizioni; e che i liberti, gli uffiziali, soldati, e quelli, che si mettevano sotto la clientela di qualche illustre personaggio, o famiglia, ne psendeano spesso il nome, e il cognome. Vedi Mém. de Trevoux, ann. 1702. art. 5.
    Concorre a confermarmi in tal dubbio l’aver osservato dopo scritte queste riflessioni, che Giuseppe Scaligero nell’indice istorico delle cose memorabili farro alla citata opera di Grutero, alla parola Senatus, Tom. IV.