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braccia ancora più alto sopra la sommità dell’aguglia del Duomo. Vi sono adunque de’ vasti emporii di acque più alte e imminenti. La pianura è alquanto pendente verso del Po. La città di Milano, dalla parte più elevata alla più bassa, non avrà venti braccia di caduta, cioè dalle mura di porta Nuova a quelle di porta Ticinese, il che fa vedere l’assurdità della opinion volgare, che suppone la piazza del Duomo a livello della sommità della torre di Sant’Eustorgio. Le spese e le cure incessanti che esigono gli argini del Po, l’altezza a cui giungono le piene al disopra del livello de’ campi, ci convincono che un mezzo secolo di negligenza sarebbe bastante a sommergere tutta la parte bassa di questa superficie. Abbiamo sul Bolognese gli esempi di terre e province coperte dalle acque del Reno sviato dal Po. Una dissertazione del maestro e lume della storia italica, signor Lodovico Antonio Muratori1 ci dimostra con quanta facilità diventino lago o palude i paesi più floridi della Lombardia, tosto che cessino gli uomini di riparare coll’arte l’azione non mai interrotta della natura, che sembra aver destinato questo suolo ai pesci, e sul quale artificiosamente vi si sono collocati e vi soggiornano gli uomini, quasi contro il di lei volere; simili in ciò agli Olandesi, i quali, come noi, hanno pascoli, burro e caci eccellenti, e al par di noi hanno ottimi lini, e meglio di noi li preparano. Ogni volta che sia mancata la vigilanza nel preservare il piano della Lombardia dalle innondazioni, ivi si è formata una palude. Sant’Ambrogio, nella lettera XXXIX a Faustino, parlando di Modena, Reggio, Brissello, Piacenza ed altre città dell’Emilia, le chiama tot

  1. Med. Aev. diss. XXI.