Pagina:Storia di Milano I.djvu/282

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mi guardi dal contaminare mai la mia penna coll’apologia del vizio o coll’oltraggiare la virtù!

Ritorniamo all’imperator Federico. Nessuno lo accusa di pusillanimità; anzi tutti i monumenti che la storia ci ha tramandati, ci fanno testimonio ch’egli fu un principe d’animo fermo, ardito, intraprendente, e in più d’una battaglia espose la sua persona al pericolo al pari di ogni altro milite. Si cerca poi s’egli avesse il talento militare, o se possa meritare un luogo fra i capitani illustri. Considerando le forze immense che seco strascinava; la piccolezza delle città, disunite e rivali, che attaccò; il modo con cui vinse, ora per maneggio, ora per l’inedia, non mai con un assalto impetuosamente guidato, o con un assedio giudiziosamente condotto; e sopra tutto il cambiamento assoluto ch’ei fece alla prima rotta che ebbe da’ Milanesi al 29 maggio 1176 nella giornata di Busto Arsizio o di Legnano, come altri la chiamarono; forza è pure il confessare ch’egli nessuna azione militare intraprese, la quale provi la superiorità della sua mente. Egli con aiuti grandissimi intraprese piccole cose, e al primo rovescio di fortuna abbandonò il progetto. Si cerca s’egli fosse uomo di gran talento per il governo. Gli effetti gli furono poco favorevoli. Il suo progetto era di sottomettere il regno Italico alla dipendenza assoluta; e lo lasciò più indipendente di prima. Egli pensava di far rivivere, anzi di ampliare tutte le ragioni della suprema dignità imperiale; e lasciò la Germania immersa ne’ torbidi; e la dignità decaduta, contrastata e divisa più che mai forse non lo era stata per lo passato. Come mai adunque la maggior parte degli scrittori della Germania innalza tanto l’imperatore Federico I! e come è mai possibile, dopo quasi sei secoli, che gli scrittori