Pagina:Storia di Milano I.djvu/368

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forse allora non lo sarà stata, e la esagerata minaccia era forse lo stile del legislatore. Fors’anco l’antico spirito delle leggi longobarde, che fissava le pene pecuniarie, non permetteva di imporre, se non indirettamente, le pene personali, cioè fissando una somma impossibile, la quale, non pagata, il delinquente cadeva in potere del legislatore. È noto come il fiorino d’oro è la stessa moneta che oggi chiamiamo il gigliato, che, da Fiorenza e dal fiore che aveva ed ha nell’impronto, si chiama fiorino; che questa moneta di purissimo oro si cominciò a coniare in Firenze l’anno 1252; e che ben presto acquistò tal credito, che molti altri Stati lo imitarono. Anche Milano ebbe i suoi fiorini d’oro nei tre secoli che vennero dopo quell’epoca: ed io credo che una di tali monete che possedo, coll’immagine da una parte di sant’Ambrogio, e dall’altra, de’ santi Gervaso e Protaso, e colla data Mediolanum, possa essere coniata circa l’anno 1258, nel quale si fece uno statuto per migliorare la moneta, ovvero circa al 1260; anno al quale il Muratori attribuisce altre monete d’argento battute in Milano senza nome di principe, poichè l’Impero era vacante.

Era sul punto il re Enrico d’incamminarsi verso di Roma, per ivi ricevere la terza incoronazione come imperatore; ma ben prevedeva quel prudente signore che sarebbe stata di corta durata la pace data a Milano, s’egli si allontanava, conducendo seco le sue milizie. Gli armati che lo accompagnavano non erano numerosi abbastanza per poterne staccare porzione in custodia della Lombardia. Doveva aspettarsi che l’odio e la rivalità delle fazioni sopite, scoppiassero al momento in