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CAPO UNDECIMO 389

era celebre quello di Padova. Così Azone aveva rivolto il lusso e la magnificenza verso di oggetti che tutti animavano il paese a illuminarsi, a risorgere ed avanzarsi al buon gusto ed alla perfezione. Eglia amava le curiosità, e aveva nella corte i serragli di fiere. Leoni, scimie, babbuini, struzzi, ec.; oggetti tanto allori più rari, quanto meno in que' tempi era la fratellanza e la sicurezza fra nazione e nazione. Aveva delle vaste uccelliere coperte di reti di rame, come si fa ancore presentemente, e queste popolate da uccelli rari e di paesi lontani. In mezzo al cortile v'era una magnifica peschiera, entro della quale dalle fauci di quattro leoni, scolpiti in marmo con nobile lavoro, sgorgava l'acqua limpidissima ed abbondante; e quest'acqua, la quale presentemente passa coperta sotto della Regia Ducal Corte, l'aveva Azone raccolta da due sorgenti ritrovate fuori di Porta Comasina, nel luogo detto alla Fontana, e per canali sotterranei l'aveva condotta sino al suo palazzo. S'ingannano coloro che confondono quest' acquidotto col Seveso, colla Cantarana o col Nirone. Non so se presentemente potrebbe quell' acqua sgorgare come prima entro di una peschiera; poichè il suolo colle ripetute demolizioni e fabbriche accadute in quel palazzo si è notabilmente innalzato; come si vide l'anno 1779 allorquando si abbassò la strada che divide il Duomo dalla Corte, la quale si era alzata più di tre braccia da che venne fabbricato il Duomo. Il Fiamma ci racconta che in quella peschiera vi stavano diversi uccelli acquatici; e che eravi in piccolo formato da un canto il porto di Cartagine, con figurine rappresentanti la guerra Punica. Ciò basta per dare una idea del gusto di quel buon principe, il quale terminò i suoi giorni il 16