Pagina:Storia di Milano I.djvu/540

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suoi astrologi, i quali erano i più cari di lui consiglieri, e quelli che influivano più d’ogni altro nel governo dello Stato. Le forze del duca Filippo Maria ci vengono descritte da Andrea Biglia. Il conte Francesco Carmagnola era alla testa degli stipendiati ducali. Settecento cavalieri formavano la guardia del corpo: il Biglia li chiamava familiares. Due squadroni, ciascuno di settecento cavalieri, formavano due corpi di lance spezzate, lanceas laceras. Aveva altra cavalleria comune, in tutto quattromila cavalli. D’infanteria egli aveva allo stipendio mille uomini scelti, tutti coperti di lucidissime armature, qui totis armis lucerent; e il rimanente dei fantaccini, ben corredati, ascendeva a più di quattromila uomini. Tale armata si preparava a marciare contro del marchese di Monferrato; il quale, per evitare la guerra, cedette al duca Vigevano. (1418) Così il duca, da Beatrice Tenda, ottenne la ricuperata sovranità di Milano, Pavia, Lodi, Como, Vigevano, Alessandria, Tortona e Novara; e da queste otto città e dall’armata ebbe i mezzi per dilatare nuovamente i confini dello Stato, siccome fece. Doveva il duca venerare la sua benefattrice più della stessa sua madre. A lei doveva tutto, persino l’esistenza, che gli sarebbe sicuramente stata levata, se non aveva il di lei soccorso. Essa con tutto ciò soffrì il trattamento di essere (malgrado l’età sua e la sua virtù) dal marito incolpata d’avergli violata la fede per un giovine cavaliere, nominato Michele Orombello, che era al di lei servizio. Questo giovine era veramente di amabile aspetto e di pari maniere; e talvolta la duchessa passava qualche ora con minore noia, facendolo suonare il liuto. Volle il duca che venisse