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di Filippo Maria, ma per altre combinazioni, come vedremo più avanti, e fu lo stipite della seconda dinastia de’ duchi di Milano.
Il Sassi e l’Argelati pretendono che il duca Filippo Maria amasse e proteggesse le lettere. Il Decembrio, che tanto minutamente ha scritta la di lui vita, e che fu testimonio delle azioni di lui, ci assicura diversamente: humanitatis ac litterarum studiis imbutos neque contempsit, neque in honore praetioque habuit, magisque admiratus est eorum doctrinam, quam coluit. Ci racconta lo stesso autore che Antonio Raudense aveva tradotte in italiano a Filippo Maria alcune vite degli uomini illustri, senza che il duca lo avesse mai nella sua grazia; sebbene quel traduttore gli rendesse intelligibili quei monumenti che il primo non poteva capire nella loro lingua originale. Francesco Barbula, poeta greco di qualche merito, rifugiatosi a Milano, non potè ottenere dal duca nemmeno il viatico per portarsi altrove. Ciriaco Anconitano, uomo di lettere, fu scacciato dalla corte del duca. Tutta la vita di quel principe ci dimostra ch’egli non era capace di sentire alcuna stima. Questa emozione non la provano se non le anime che la meritano.
Ci rimane un testimonio autentico della rozza imperizia di quel principe nelle monete battute durante il suo governo, nelle quali per lo più è scolpito il nome Filipus con due errori nel suo medesimo nome. Un altro solenne monumento ne abbiamo nella barbara poesia sotto la statua