Pagina:Storia di Milano II.djvu/171

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potestatis etiam absolutae, licentiam potestatem et auctoritatem indulgere dignetur in universa ditione ducatus Mediolani imponendi praedictas additiones solidorum triginta pro stario salis etc. Nè ciò bastando, delegò il duca Bernardino ed Enea Crivelli per esigere dai feudatari uno straordinario tributo. Vendè persino i due canali navigabili, il Naviglio grande e quello della Martesana alla città di Milano. In un sol mese vendette tante regalie, che ne incassò dugentomila ducati; alienazioni tutte fatte in ragione del sette per cento. Impose nuovi aggravii sopra di ogni ruota di mulino, accrebbe i tributi sopra le terre irrigate. I sudditi, al paragone del governo francese conobbero quanto avessero peggiorato sotto di questo sventato principe naturale. Lodovico XII, re di Francia ne’ tredici anni ne’ quali signoreggiò nel Milanese, non impose alcuna taglia nè tributo straordinario. Fu un buon principe, moderato nelle spese, popolare, amante dell’ordine e della giustizia. Egli piantò nel Milanese quel sistema di governo che durò sino a’ tempi nostri. Questo monarca prima di regnare era dominato dall’amore; la gioventù, la grazia, la bellezza lo seducevano: poichè salì sul trono, seppe frenarsi, e nobilmente signoreggiare sopra di se medesimo. Ei meritò dai posteri il glorioso nome di Padre del popolo. Il paragone colla spensierata condotta del duca Massimiliano era svantaggioso pel successore.