Pagina:Storia di Milano II.djvu/195

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Veneziani riacquistarono la terra-ferma. Si fece la pace fra il re e gli Svizzeri. Si accordò un perdono generale, acciocchè tutt’i Milanesi che avevano preso partito contro della Francia, ed erano esuli e confiscati, ritornassero pacificamente ne’ loro diritti nella patria. Si impose una tassa straordinaria per pagare le somme promesse agli Svizzeri; ed il maresciallo Trivulzio obbligava i cittadini ricchi ad imprestar denaro al regio erario, carcerandoli se ricusavano. Tali conseguenze portava la mancanza di un catastro, sul quale ripartire i carichi delle terre. I nostri vecchi credevano che quella oscurità fosse un bene; quasi che meglio fosse un tributo arbitrariamente estorto colla forza militare, esercitata odiosamente sopra alcuni cittadini più accreditati, anzi che un proporzionato riparto sulle facoltà di ciascuno; e, quasi che la influenza che la difficoltà di riscuoterlo può avere onde evitarlo, sia paragonabile col disordine di tal forma di riscossione, inevitabile quando le urgenze pubbliche lo esigono.

Il principio del regno di Francesco I, poi che fu in pace, promise un ridente avvenire ai Milanesi; e il duca di Bourbon, generoso e magnanimo principe, governatore e luogotenente del re, procurò di rendersi affezionati gli animi di questi nuovi sudditi, e far loro dimenticare con un felice governo e i suoi naturali principi, e i mali sofferti. Il senato di Milano, che tanto a dire quanto esso re (dice il Prato), ordinò che venissero stimati i danni sofferti da’ cittadini per le case incenerite ne’ borghi, e sulla relazione degl’ingegneri commise ai tesorieri del re di risarcirli.