Pagina:Storia di Milano II.djvu/212

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apparente della pace e ad insulto delle terre del papa, cagionò negli animi sempre maggiore il ribrezzo verso della dominazione francese, che sconsigliatamente il Lautrec aveva reso disgustosissima ai popoli. (1521) Questa incauta scorreria sul reggiano seguì nel 1521, ed un fenomeno fisico, accaduto poco dopo in Milano, si combinò sgraziatamente pei Francesi onde alienarne sempre più gli animi degl’Italiani, colla persuasione di essere la stessa divinità manifestamente nimica della dominazione francese. Erano stati poco prima scomunicati dal papa Leone X gl’invasori del Reggiano. La vigilia appunto di San Pietro, cioè il giorno 28 di giugno del 1521, due ore prima che tramontasse il sole, essendo il cielo quasi sgombro, da una nuvola si scagliò un fulmine sulla massiccia torre di marmo che stava sulla porta del castello di Milano. Quivi era a caso collocata una porzione di polvere, destinata a spedirsi alle altre fortezze dello Stato, che dal Gaillard si fa ascendere a dugentocinquantamila libbre. Prese fuoco, e la esplosione fu orrenda. Il comandante del castello, signor di Richebourg, e trecento soldati francesi acquartierati vi rimasero sepolti. La torre era, come attesta il Guicciardini di marmo, bellissima, fabbricata sopra la porta, nella sommità della quale stava l’orologio, il che produsse la rovina quasi totale del castello; e la piazza del castello, sulla quale in quel punto trovavansi molti al passeggio, rimase coperta